sabato 23 luglio 2016

Lettera aperta a Roberto Speranza


Corigliano d’Otranto, 17 luglio 2016

Egr. Onorevole Roberto Speranza,

ho letto con interesse l’articolo apparso su “il Foglio” del 15 c.m., “Governo: 10 cose da fare subito”, e, da docente cresciuta all’ombra degli ideali di centro-sinistra, condivido la sua preoccupazione sulla perdita di consensi da parte dell’elettorato, soprattutto di quello che, storicamente, vi ha sempre sostenuto. Io vivo dall’interno il malcontento che serpeggia nel mondo della scuola, lo vivo e lo pago sulla mia pelle e quella dei miei figli. Le assicuro che la L.107 (Buona Scuola) sta mietendo dissensi che difficilmente riuscirete a tacitare a meno di una repentina e drastica inversione di rotta. È appena il caso di ricordare che faccio parte di quegli 8000 docenti che il Piano straordinario di immissioni in ruolo ha sbattuto a chilometri di distanza da casa senza speranza di ritornarvi con la mobilità, anch’essa straordinaria. In tutta questa straordinarietà, un dottorato di ricerca, anni di esperienza nella ricerca universitaria e nella scuola, la partecipazione a progetti internazionali, diverse specializzazioni e l’aver insegnato in qualità di docente esperta nei PON, non sono serviti a sostanziare una scelta che anni fa avevo fatto: mettere le competenze acquisite al servizio della formazione delle giovani generazioni della mia terra. Un piano straordinario farraginoso supportato da una campagna di intimidazione psicologica mi ha messo di fronte all’aut aut. Unico sostentamento per i miei figli sono stata costretta a scegliere l’esilio pur di continuare ad esercitare quella professione su cui avevo investito tante energie economiche e mentali. Costretta sì, ma immolata no! Perché dopo un paio di mesi scopro che la fase B del piano straordinario di immissioni era stata sacrificata per dare seguito alla riforma che doveva reclutare un numero considerevole di docenti che affollavano da anni le code delle graduatorie, spesso senza aver fatto nemmeno un giorno di supplenza e, udite, udite…senza specializzazione su sostegno! Ma come? In una repubblica democratica in cui “La legge è uguale per tutti” (almeno questo insegno ai miei ragazzi) il merito non paga! Al contrario, ti spedisce lontano dalla tua terra, dai tuoi affetti, come punizione – giustificata da una legge iniqua – per avere più titoli. Incredibile! Fosse successo in un altro Paese della democratica Europa si sarebbe gridato allo scandalo. Ma non qui, non in Italia dove accettiamo che un politico non eletto dal popolo sieda sullo scranno del Presidente del Consiglio, dove la vox populi viene soffocata da una propaganda che di democratico ha veramente poco. Ma io non mi arrendo, io credo in quella legge uguale per tutti e confido che, prima o poi, verrà fatta luce su questa torbida vicenda.

Maria Lucia Campa
 

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