sabato 27 agosto 2016

La Buona Scuola non sa leggere la Costituzione

–  A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico decine di migliaia di docenti (gli esiliati) sono costretti alla “mobilità forzata”, principalmente dal Sud al Nord, sulla base del mitico algoritmo che ha attribuito i trasferimenti senza tener conto, tra l’altro, di situazioni personali, anzianità di servizio e dei carichi familiari.
Tra gli obiettivi della Buona Scuola c’è quello di ‘stabilizzare’ il personale precario della scuola pubblica che da anni, per effetto di normative sempre diverse, aveva conseguito l’abilitazione all’insegnamento o era comunque stato inserito nelle graduatorie provinciali dalle quali avrebbero dovuto essere assorbiti i docenti da destinare alle attività di supplenza.
Proprio per contenere gli effetti di questa distorsione e, al contempo, per dare una soluzione compatibile con quanto stabilito dall’art. 97 co. 3 Cost. (che impone il concorso per l’accesso ai ruoli del pubblico impiego, fatte salve deroghe disposte per legge), la legge 107 del 2015 ha disposto il suddetto procedimento straordinario di reclutamento. Tuttavia, la legge, in diverse sue parti, configura un procedimento che pone forte dubbi di legittimità costituzionale.
Il fine di garantire i diritti dei lavoratori precari della scuola costituisce, come si è detto, l’elemento principale della ratio dell’intervento legislativo, tuttavia, tale obiettivo è conseguito attraverso un percorso che ingiustificatamente, e con evidenti profili di irragionevolezza, scarica i diritti già maturati da tanti docenti.
In particolare, una categoria di docenti particolarmente numerosa e strutturata nel tempo, in palese violazione del principio di eguaglianza, viene irragionevolmente equiparata, da parte della legge, ad altre categorie di docenti non omogenee con un grave danno al loro status giuridico. I docenti appartenenti ad altre categorie, reclutati in fasi successive, hanno paradossalmente potuto fruire di maggiori disponibilità sia nell’ambito geografico di riferimento che nei settori di concorso per i quali risultavano abilitati. In sostanza, il legittimo affidamento di migliaia di docenti, riposto nelle norme che hanno disciplinato il loro reclutamento nel personale scolastico, è stato completamente stravolto.
Migliaia di docenti erano iscritti in graduatorie di carattere provinciale ed avevano a suo tempo espresso un’opzione, imposta dalla legge, per delimitare l’ambito geografico in cui avrebbe potuto avvenire la loro assunzione negli organici della scuola.
La legge sulla Buona Scuola non ha rispettato la delimitazione dell’ambito provinciale, imponendo una scelta su base nazionale. Tutto questo, benché migliaia di docenti ammessi al procedimento straordinario di reclutamento, avessero fino a quel momento lavorato per maturare i titoli necessari all’assunzione in quel determinato contesto provinciale, proiettando anche la propria dimensione personale e in molti casi familiare in quell’ambito.
A ciò si aggiunga che la legge, pur lasciando formalmente alla libera scelta del docente l’indicazione delle preferenze geografiche, ha stabilito che in caso di mancata accettazione della proposta di assunzione (nella provincia in cui si sarebbe determinata la disponibilità di organico), il docente sarebbe stato escluso dalle graduatorie e non avrebbe potuto partecipare alle ulteriori fasi della straordinaria procedura di reclutamento.
Sono del tutto evidenti le violazioni dei diritti individuali dei soggetti coinvolti, i quali sono stati di fatto ‘costretti’ ad accettare una proposta di assunzione in un ambito geografico del tutto diverso, pur di preservare la legittima aspettativa all’assunzione.
Inoltre, va detto che i meccanismi di reclutamento prefigurati dalla legge, così come attuati in sede esecutiva (il mitico algoritmo), hanno di fatto reso impossibile sia la verifica dei criteri, in base ai quali è stata stilata la graduatoria tra gli aspiranti, sia la verifica dei criteri e delle modalità con le quali sono stati rilevati dal Ministero i posti disponibili per le assunzioni.
Ciò implica una palese violazione dei principi di trasparenza dell’azione amministrativa, non potendosi in alcun modo escludere che siano stati compiuti arbitri o violazioni della discrezionalità da parte dell’autorità amministrativa investita del compito di stilare la graduatoria tra gli aspiranti. In altri termini, non sono conoscibili i criteri in base ai quali i singoli docenti hanno ricevuto la proposta di assunzione.
Anche in questa chiave, emergono palesi violazioni, oltre che del principio di eguaglianza e di ragionevolezza (art. 3 Cost.), altresì del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).
Il confronto tra le soluzioni normative adottate dallo Stato italiano e le decisioni sovranazionali, che sono alla base del percorso di stabilizzazione dei precari della scuola, fa emergere l’inadeguatezza delle scelte legislative rispetto ai diritti delle persone che la Corte europea dei diritti dell’Uomo aveva inteso garantire e tutelare con le sue decisioni.
In questo senso emergono sia la violazione dell’art. 117 co. 1 Cost., che impone al legislatore italiano il rispetto degli obblighi derivanti dall’adesione alla convenzione Edu, sia la violazione dei diritti delle persone e dei lavoratori che sia la Carta costituzionale che la Cedu tutelano e garantiscono.
 
                                                                                                               prof. Alberto Lucarelli
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lunedì 15 agosto 2016

Sono Maria Grazia, figlia di un' insegnante assunta in Fase B da GaE


    
Sono Maria Grazia, una ragazzina di 13 anni, figlia di una mamma e maestra meravigliosa. Ricordo tutti gli sforzi che la mia mamma ha dovuto fare per diventare insegnante. Studiava sempre ed io anche se ero piccola ero fiera di lei perché si era cimentata in una seconda laurea e nella specializzazione nel sostegno per inseguire il suo sogno. Iniziò così il grande percorso per diventare insegnante di sostegno alla scuola dell’infanzia, ha dovuto studiare per 5 anni prima di realizzare il suo sogno. Un bel giorno però la chiamò una scuola e mamma era piena di gioia. Era una maestra precaria ed ogni anno era costretta a lasciare i suoi bimbi del sostegno e naturalmente le lacrime non mancavano.

In realtà il lavoro per la mia mamma è una faticosa gioia.

L’estate scorsa si incominciò a parlare di una domanda da fare che forse le avrebbe dato il ruolo ma in qualsiasi parte d’Italia. Lei era molto indecisa ma il Governo sosteneva che le graduatorie sarebbero state cancellate e lei non avrebbe più potuto lavorare. Alla fine ha spedito la domanda con le lacrime agli occhi. I miei pianti da quel giorno furono numerosi. In una notte della scorsa estate seppe di essere stata mandata da Fermo nelle Marche a Mantova. Quella fu la notte più brutta della mia vita. Avrei dovuto lasciare tutto: i miei amici, i miei nonni, mio padre, la mia scuola, il mio mare e la mia vita …

Quell’estate fu tremenda! Sapevo però che almeno per quell’anno io e la mia mamma saremmo rimaste a casa. Ogni giorno è stato l’avvicinarsi alla partenza.

Quest’anno però sono state ridate le sedi e a mia madre è stata assegnata la provincia di Ferrara ma sembrava quasi certo che ci sarebbero state le assegnazioni provvisorie: erano una piccola luce ma a noi bastava per sperare di rimanere ancora insieme. Così ho incominciato ad essere fiduciosa e a non piangere più. In realtà sbagliavo perché oggi 14 agosto so che mia madre quasi sicuramente partirà. Io però non potrò andare con lei. Perché? Perché oggi a pochi giorni dalla partenza mia madre non sa ancora dove esattamente andrà a lavorare e questo significa che in pochissimo tempo dovrà organizzarsi ed andare magari in una pensione per questo io non potrò seguirla. Forse col tempo avremo una casa dove vivere io, mamma e la nostra cagnolina ma dovrò comunque lasciare tutto e cambiare scuola a metà anno.

Quest’anno sarà un vero incubo.

Io pretendo ed ho il diritto di vivere dove sono nata, di stare con la mia famiglia, di non lasciare mia madre e di continuare a stare con i miei amici.

Con le lacrime agli occhi dovrò aspettare il sabato per riabbracciare mia madre per un solo giorno.

Posso dire solo che questa situazione non la auguro a nessuno.


Maria Grazia Romagnoli, 13 anni, figlia di un’insegnante assunta in fase B da Gae da Fermo a Ferrara.      

domenica 14 agosto 2016

Lettera ad una collega di fase C



Carissima amica, come sta procedendo la tua vacanza?
 
Questo è un giorno da festeggiare, hai appena avuto la conferma del ruolo dove hai sempre lavorato, la nostra Puglia.
 
Per me al contrario è un giorno triste: assistere ancora una volta al giubilo collettivo di gente con meno punti di me, che ha avuto il posto sotto casa o quasi, mi riempie di amarezza... quando un collega di fase C mi ha chiamato nel tardo pomeriggio per sfogarsi, perché inaspettatamente è finito al nord, per la prima volta ho provato solidarietà per lui: mi sono resa conto che a differenza mia non si aspettava questo esito e mi ha fatto riflettere ancora una volta su quanto tutto ciò sia meschino!
 
Mi ha tenuto al telefono per ore e ho cercato di dargli forza, ma io questa forza non ce l'ho più, ormai sono stanca di questo gioco insensato: abbiamo scommesso tutti sulla "Buona scuola", in un modo o nell'altro, anche chi non ha fatto domanda e noi di fase B abbiamo perso. Io ho perso due mani di fila, a settembre 2015 e adesso con la mobilità negata nonostante il mio punteggio più che dignitoso; tu e altri fortunati di fase C le avete vinte entrambe, un po' per merito, indubbiamente, un po' per fortuna, perché un titolo in meno vi ha salvato dalla "deportazione" che abbiamo subito noi docenti di sostegno; quelli che già pensavano di essersi seduti al tavolo dei vincitori, i docenti di fase C che adesso devono partire, sono quelli che hanno perso forse nel modo più amaro...
 
Io ho finito le lacrime e forse merito di dovermi trasferire per essermi fidata del Governo e dei sindacati che la scorsa estate ci spingevano a produrre domanda come pecore al macello...sono stanca e amareggiata perché se potessi tornerei indietro nel tempo non lo rifarei, questo è certo. Non ce l'ho con te o con chi ha avuto la Puglia con una manciata di punti o con chi non ha fatto domanda e adesso resta nelle Gae dicendo "te l'avevo detto di non fidarti di Renzi": ce l'ho solo con me stessa...
 
Adesso ci stanno dicendo che non è detto che le assegnazioni provvisorie arrivino in tempo per salvarci dall'esilio e che non potremo lasciare l'incarico dopo un certo numero di giorni...
 
Perché continuano ad accanirsi contro i docenti che per anni hanno lavorato nella loro terra? Tutto ciò tutto è il frutto di un disegno nato a monte per colmare le carenze di organico sul Sostegno al Nord? Farci emigrare forzatamente per poi buttare la chiave? Darci il contentino di una mobilità che di fatto non ci ha accontentato? Illuderci con assegnazioni provvisorie che non arriveranno in tempo?
Amica mia, mentre tu sei in vacanza io ho appena comprato un biglietto di sola andata per Milano.
Buon viaggio...


                                                                                                                                  Silvia

Buona scuola per chi?

 
Da giorni, da mesi anzi,seguo con interesse la questione della "deportazione degli insegnanti de l Sud" se non altro perché sono una delle protagoniste pur senza volerlo.
 
Tralascio il mio piagnisteo che è simile se non uguale a quelli letti e sentiti ovunque, tralascio anche il senso di mortificazione che provo nel leggere i commenti di chi continua ad accusarci del superfluo 《ma come, con un impiego a tempo indeterminato e si pretende di averlo pure sotto casa?》Senza sapere che chi si lamenta il lavoro non lo ha mai avuto sotto casa ma almeno la sera a casa riusciva a rientrare, perché nella Basilicata del "Cristo si è fermato ad Eboli" io docente lagnona, sono arrivata a fare anche 360 chilometri in un giorno... ma li ho fatti perché vivevo il sacrificio come un dovere, il dovere di chi lavora con persone e non con numeri.
 
Con la riforma della buona scuola invece, il sacrificio è stato annullato e dunque, dopo aver scalato le graduatorie regionali,accumulando punteggio e competenze, sono stata sbaragliata in un luogo mai scelto e ad insegnare su una classe di concorso su cui non ho mai insegnato ma che un algoritmo mi ha assegnato in base all' utile dei numeri!
 
Mi sono sentita come un alunno che,nonostante l'impegno, riceve dal cattivo maestro un voto cattivo perché non valuta la progressione nell'apprendimento ma misura le sue competenze, le sue conoscenze e le sue abilità in base ad una griglia di valutazione, ahimè! Ma il mondo, l'Italia in particolare è piena di cattivi maestri altrimenti non so spiegarmi perché si trattano le questioni sociali come se fossimo perennemente in uno stadio e non so perché ci ritroviamo governanti che continuano a farsi autogol ma soprattutto, non so spiegarmi quel disprezzo di cui la mia categoria, quella degli insegnanti, è vittima.
 
Nelle parole, esplicitate o sottointese, dell'opinione pubblica avverto così tutto il fallimento della scuola italiana che ci ha ridotti a semplici impiegati d'ufficio (con tutto il rispetto per la categoria)e ci ha defraudati di quella considevrazione sociale che il maestro dovrebbe avere se non altro perché ha sempre il dovere di insegnare ad esprimere con i toni giusti le opinioni diverse.
                                                                                                                Antonietta Di Giacomo

Agorà e la "buona" scuola....

 
Nella puntata di Agorà andata in onda lunedì 9 agosto, molte cose sono state dette, ma a mio parere troppe sono state omesse. L’impostazione stessa del problema è stato fuorviante: il nocciolo del problema non è che gli insegnanti non si vogliono spostare, ma il perché non si vogliono spostare.

Per maggiore chiarezza, esporrò la cosa con un paragone aziendale, visto che piace tanto a chi denigra i docenti. Diciamo che la mia azienda un giorno mi dica “Francesco, mi spiace, ma qui a Roma non abbiamo più bisogno di Ingegneri… devi trasferirti a Udine…”. “Beh,” dico io, “se non ci sono alternative dovrò trasferirmi”. “Sì, però a Udine vai a fare il panettiere”. “Mi adatterò”, penso cercando di sopportare quello che effettivamente posso definire un vero e proprio demansionamento, “anche se nella vita ho sempre fatto altro…”. Ma mentre preparo tutto per partire cercando di capire come fare alla mia età a non spaccare una famiglia, scopro che la mia azienda non solo non ha cancellato il mio posto, ma l’ha dato ad un altro. Un fabbro, per l’esattezza. Posso considerarmi esiliato, danneggiato, preso in giro? Io direi proprio di sì.

Quindi, coloro che denigrano dicendo che “anche nelle aziende funziona così”, forse dovrebbero capire meglio i termini della questione. Il problema non è solo spostarsi andando a vivere in un’altra città per meno di 1300€ al mese, spesso lasciando la famiglia e gli affetti (e normalmente anche il coniuge che contribuisce a portare i soldi a casa), ma anche vedere che chi resta a casa ha meno titoli, meno esperienza e meno competenza di chi parte. Ancora una volta il problema non è lo spostarsi in sé, ma chi deve spostarsi. Il meccanismo di assegnazione messo in atto dal governo dal 2015 può anche aver funzionato secondo quanto pianificato, ma ha pur sempre generato storture, soprattutto nei confronti di chi ha avuto la sfortuna di essere immesso in ruolo nella Fase B.

A testimoniare questo è proprio la presenza nel movimento di Bianca Locci (che ho avuto il piacere di conoscere di persona), che, pur restando nella sua Sardegna (anche se per un errore del MIUR non nel suo ambito), continua a battersi contro la legge 107. Potrebbe tranquillamente smettere di battersi perché è (quasi) riuscita ad avere quanto le spettava, ma non lo fa. A dimostrazione del fatto che il problema non è spostarsi, ma una legge che calpesta competenze, equità e meritocrazia, pur tanto sbandierate dal governo. E così succede che, tanto per fare un esempio, una docente di lingua inglese, con anni di esperienza, in possesso del tanto ricercato CLIL - Content and Language Integrated Learning, viene mandata alle medie sul sostegno, tipo di scuola dove tra l’altro non ha alcuna esperienza. Tutto questo anche in barba alla sua scelta, manifestata all’atto di presentazione della domanda, di essere inserita sulla materia. E in barba alle stesse intenzioni della legge 107, esplicitamente espresse nell’articolo 1 comma 7 a: “valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all'italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell'Unione europea, anche mediante l'utilizzo della metodologia Content language integrated learning;”. Ma allo stesso tempo il MIUR lamenta la scarsità di docenti abilitati al CLIL… Viva la coerenza. E’ questo il principio secondo cui si sfruttano e premiano al meglio le competenze degli insegnanti?

Una risposta a parte merita l’affermazione della signora Puglisi secondo cui chi pensa di essere vittima di un errore può recarsi all’Ufficio Regionale. Bene, noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti per tre volte, al fine di avere la graduatoria nazionale e poter verificare se ci fossero stati eventuali errori. Dopo due richieste cadute nel vuoto, alla terza richiesta ci è stato finalmente risposto con una lista di nomi, non con una graduatoria. Nella lista non era presente nemmeno il punteggio. Cosa si può verificare in questo modo? Assolutamente niente.

Per tale motivo abbiamo sporto un ulteriore reclamo per avere tutti i dati che sono stati usati dall’algoritmo, al fine di poter realmente verificare la correttezza del tutto. Qual è stata la risposta? Testuali parole: “[…] il sistema informativo non ha reso disponibile un documento che comprenda tutti gli altri elementi richiesti nel reclamo in oggetto, documento che, pertanto, non è possibile fornire alla S.V. se non eventualmente a seguito di una complessa e articolata elaborazione da parte dell’Ufficio”. A seguire, una prolissa giustificazione giurisprudenziale (che possiamo esibire) che si può sinteticamente riassumere “visto che ci costerebbe troppo farlo non siamo tenuti a farlo”. Questa è la tanto sbandierata trasparenza del governo. Se i dati sono stati utilizzati da un software per elaborare le graduatorie, allora tali dati sono immagazzinati in uno o più server, e devono poter essere esportati in un file di testo, o un file Excel. Se non è stata prevista una tale opzione, vuol dire che non si è tenuto conto delle esigenze di trasparenza. La cosa più ovvia da fare sarebbe stata quella di pubblicare direttamente sul sito del MIUR i risultati delle elaborazioni, mettendole a disposizione di tutti coloro che hanno presentato la domanda. Non è una cosa che deve essere chiesta, è una cosa che si sarebbe dovuta rendere pubblica.

Ci sono poi da puntualizzare altre “piccole imprecisioni” dette in trasmissione:
L’assunzione dei precari non è una gentile e nobile concessione del governo, ma una conseguenza della sentenza “Mascolo”: con la tale sentenza del 26 novembre 2014 la Corte Europea ha correttamente disposto che la totale assenza di limiti al rinnovo dei contratti a tempo determinato, pur se finalizzata a una futura quanto eventuale immissione in ruolo, non soddisfa le esigenze di cui alla clausola 5 punto 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CEE, costituendo perciò pratica abusiva. Questa sentenza è stata la scintilla che ha portato alla legge 107. Sostanzialmente un dovere, non una concessione, che però ha fatto sì che il meccanismo sia stato messo in piedi in maniera approssimativa e farraginosa. Sarebbe stato meglio ritardare tutto di un anno, mettendo chiaramente sul tavolo tutte le regole, le condizioni, e i posti disponibili in funzione delle effettive esigenze delle scuole.

I 50.000 nuovi posti a cui ha fatto riferimento la signora Puglisi sono i 50.000 posti di potenziamento che sono stati richiesti dalla regioni, non dal governo. Quindi i nuovi posti sono stati “creati” dalle regioni, ma la signora Puglisi se ne arroga il merito al governo
A proposito degli stipendi, la signora Puglisi ammette che sono troppo bassi, ma che il governo farà qualcosa. E nel frattempo? Nel frattempo il governo stesso fa buttar inutilmente soldi agli insegnanti: i “fortunati” della Fase B il primo di luglio scorso hanno dovuto prendere aerei, treni, auto e farsi centinaia di chilometri solo per mettere una firma su un contratto in una scuola che poi non sarà quella in cui prenderanno servizio il primo di settembre. Centinaia di euro spesi solo per una firma in un mondo fatto di tecnologia, di Posta Elettronica Certificata, di firma digitale? E poi lo Stato permette che un qualunque call center mi chiami a casa facendomi sottoscrivere un contratto se solo dico le parole sbagliate al telefono? Lo Stato permette che le aziende telefoniche possano farci sottoscrivere servizi a pagamento soltanto se per errore si sfiora un banner sul proprio telefono? E per mettere una firma si devono fare centinaia di chilometri e spendere centinaia di euro?
Quando c’è da parlare di qualcosa che non va, allora la signora Puglisi dà la colpa ad altri. Come nel caso dell’algoritmo. Se qualcosa va bene, è merito del governo, se qualcosa va male, è colpa dei sindacati che hanno contrattato le regole. Troppo comodo.

A proposito di regole, una su tutte appare odiosa e vessatoria: se chi ha presentato domanda decide di non accettare l’incarico, allora è fuori da tutto. Ma diciamo le cose come stanno:
All’atto della presentazione della domanda le regole che sarebbero state applicate successivamente non erano ancora state stabilite. Come dire, “tu intanto firma, che poi ti faccio sapere come sarai trattato”. La regola sarebbe accettabile qualora tutto fosse stato chiaro e limpido all’atto della firma, ma così non è stato. Prova ne sia che le regole che sono state applicate nel piano di mobilità sono state stabilite nel 2016.
All’atto della presentazione della domanda non sono state fornite le reali disponibilità sulle varie classi di concorso. Sapendo al momento della domanda della totale mancanza di cattedre per una certa classe di concorso, un docente avrebbe avuto più consapevolezza di quali sarebbero state le conseguenze della sua scelta.

E poi, perché si fa un concorso come quello del 2012 (e uno nel 2016) se, come afferma la signora Puglisi, i posti non ci sono? Tornando all’esempio dell’azienda, è come dire che si fanno selezioni per assumere fabbri, tornitori, e amministrativi, quando si ha bisogno solo di fabbri. E ci sono tornitori d’esperienza che aspettano di essere regolarizzati. Personalmente mi sembra un notevole controsenso. Così come appare un controsenso dare priorità nelle graduatorie ai vincitori di concorso (che spesso non sono nemmeno mai entrati in una classe) rispetto a chi è nelle Graduatorie ad Esaurimento, con titoli ed esperienza e con un’abilitazione che lo Stato gli ha già riconosciuto.

Di tutto questo in trasmissione non si è praticamente parlato, dando quindi l’errata impressione agli spettatori che gli insegnanti siano degli schizzinosi e scansafatiche. Un’immagine che il ministero ed il governo cercano in ogni modo di rafforzare, umiliando chi dovrà formare i futuri cittadini di questo paese.

Distinti saluti,

                                                                                                                                    Francesco

giovedì 11 agosto 2016

NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA

 


Sono una docente assunta nella fase B del piano assunzionale della legge 107 del 2015, cosiddetta “Buona Scuola”.

Rientro quindi tra i docenti che hanno avuto il ruolo in una Regione diversa da quella dove lavoravano da anni e che in questi giorni stanno protestando contro una procedura di mobilità che per migliaia di persone non è riuscita a sanare le ingiustizie che il piano assunzionale ha causato.

Ho sentito tanti commenti e critiche sulla nostra situazione da parte di persone presumibilmente poco informate o che fanno per vari motivi il loro gioco.

Chiariamolo una volta per tutte: NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA.

Non esiste un diritto ad avere il “posto sotto casa”, siamo abituati a fare i pendolari e a fare cento o più chilometri ogni giorno, come tanti altri lavoratori.
Chiediamo di tornare a lavorare sulle stesse cattedre che abbiamo occupato per 10, 15 o anche 20 anni nella nostra Provincia come supplenti annuali precari.

Queste cattedre esistono! Se le cose non cambieranno, saranno occupate quest’anno nella maggioranza dei casi da docenti con meno punti di noi, in media più giovani di noi, che lavorano nella scuola da meno tempo o che non ci hanno mai lavorato. E’ per questo che ci sentiamo umiliati.

Si è parlato di famiglie che si devono trasferire o dividere, di problemi personali anche gravi legati ad un trasferimento, di uno stipendio che non basta per pagare un affitto al Nord e un mutuo al Sud. Tutto vero, ma queste possono sembrare delle pretese, se non appare chiaro che è stata commessa una grave ingiustizia, complice il ricatto della legge 107: “O accetti la proposta o sei fuori da TUTTE le graduatorie”.

Così sono stati penalizzati i docenti con molti punti e con più abilitazioni, mentre sono state assunte nella loro provincia persone che a scuola non avevano mai messo piede.

Chi aveva deciso di fare domanda di assunzione ed è rientrato nella fase B si è trovato assunto in una Regione diversa dalla sua e per lo più su una materia diversa da quella che insegnava, mentre chi con molti punti non aveva fatto domanda di assunzione rischia ora di non lavorare e si vede scavalcato da molti colleghi più giovani.

Quello che chiediamo è che SI FACCIA GIUSTIZIA, se ancora il merito, l’esperienza e i titoli acquisiti in questo Paese hanno un valore.

                                                                                                                            Silvia Lombardi

martedì 9 agosto 2016

Mi chiamo Luisa...



Mi chiamo Luisa. Ho 42 anni, un marito di 43 e due bimbe di 7 e 9 anni, compiuti a Rimini, qualche settimana dopo la nostra trasferta forzata. Mi sono laureata con 110 e lode in lingue e letterature straniere. Dopo aver iniziato ad insegnare inglese agli universitari del Cepu, così, per provare cosa fosse passare dall'altra parte, ho superato nel 2002 il concorso Siss per l'inglese alle superiori e alle medie e, abilitata, nel 2004 mi sono inserita col massimo punteggio nelle Graduatorie Ad Esaurimento di Catania. Ho iniziato ad insegnare nella scuola superiore, prima al privato poi al pubblico. Nel 2007 ho conseguito l'abilitazione al sostegno dopo aver frequentato un'annualità presso l'università Ca' Foscari di Venezia, anche qui titolo conseguito con 80/80. Ho continuato a lavorare nella scuola pubblica fino alla riforma Gelmini, quando un drastico taglio dell'organico ha iniziato a minare la mia stabilità nella scuola. Finita l'epoca Gelmini sono ripresi gli incarichi annuali, sempre alle superiori, finché il governo Renzi non ha pensato bene di stabilizzare noi precari del sud, assumendoci al nord, ovvero dove per anni ci eravamo rifiutati di andare, rinunciando al ruolo immediato pur di continuare a costruire quello per cui avevamo lavorato: la nostra famiglia, la nostra casa, i nostri affetti. Alla faccia della valorizzazione del merito, mi hanno assunta di sostegno alle medie, dove fino allo scorso settembre non avevo mai fatto un giorno di esperienza. La scorsa estate, dunque, la scelta forzata: ci dicono tutti (il premier, la ministra, i sindacati): questo è l'ultimo treno, fate la domanda per le fasi b e c, perché è vero che non è obbligatoria, ma è altrettanto vero che le gae non sono eterne. Restare nelle graduatorie provinciali poteva voler dire restare disoccupati: visto il piano straordinario delle immissioni in ruolo non sarebbe rimasto nulla ai supplenti; almeno, così continuavano a ripeterci. E poi, l'ammiccamento dei sindacati: <<come sono rientrati gli altri, rientrerete voi.>>.

Tutto si svolge nella massima fretta, non c'è tempo di pensare, bisogna prendere o lasciare, la scelta della vita.. a quarant'anni non è facile rifiutare, quando ti dicono che tutto quello per cui hai lavorato negli ultimi13 anni potrebbe svanire.. così, da un giorno all'altro, dopo un'estate d'inferno a pensare "domanda si? Domanda no? tutti quelli che erano più in basso di me nelle gae, sono partiti ed entrati di ruolo su e sono ritornati alla faccia mia, che sono ancora precaria.. e la ricompensa per non aver voluto fare il giochino "salgo-prendo il ruolo-e scendo giù" qual è? Essere costretta a partire comunque, se voglio continuare a lavorare..".

In poche ore conosco la mia destinazione (Reggio Emilia) e quella di mio marito (Rimini). Che fortuna! Ai confini della stessa regione! Quindi si parte tutti, destinazione Rimini. Lasciamo la nostra casa di proprietà, due mamme anziane, incredule alla loro età di vedere andar via i figli (alla nostra età! ) e le nipotine.. lasciamo la nostra cagnolina in giardino (una sorella gentilmente andrà ogni giorno a darle da mangiare), affidiamo il gatto ad una vicina e l'acquario ad un'altra.. cerchiamo di spiegare alle bimbe che dovranno lasciare nonne, zii, cugini, amici, maestre e compagni di scuola, ma almeno saremo insieme, noi quattro. Perché? Mi domandano. Per lavorare. Ma non lavoravate già? Non potevate continuare come prima? Non ci sono spiegazioni convincenti, per due bimbe così piccole che da un giorno all'altro si ritrovano ad un'altra latitudine, con compagni un po' guardinghi e nessuno con cui giocare.
> Prendiamo un miniappartamento che ci costa 650€ al mese, ci rendiamo subito conto che la spesa è parecchio più cara al nord, e capiamo perché quassù si preferisca finire presto gli studi e trovare uno dei mille lavori alternativi molto meglio retribuiti che quello dell'insegnante. Le spese raddoppiano perché ci sono doppie bollette da pagare (non abbiamo intenzione di vendere la nostra casa in Sicilia), io faccio circa duecento km al giorno solo andata, che col ritorno fanno circa quattro ore di treno al giorno, e €210 di abbonamento mensile al frecciabianca. Mio marito lavora a mezz'ora da Rimini, alle sei e mezza sveglia le bambine e le porta con sé a scuola (io mi alzo alle quattro e mezza ogni mattina, alle cinque e mezza vado in stazione per prendere il primo treno per Reggio; è più stancante il viaggio di ritorno, perché ogni giorno aspetto quasi un'ora il primo treno per tornare a casa e viaggio per altre due ore.. risultato? Quando esco alle due, sono a casa intorno alle cinque del pomeriggio, mentre quando ho una riunione pomeridiana (il che è tutt'altro che raro), torno a casa in tempo per il bacio della buonanotte alle bimbe..). Quando c'è un raffreddore, una consiglio di classe, un'assemblea sindacale a scuola delle bimbe, è subito emergenza: non c'è nessuno che ci aiuti, ci affidiamo a sconosciute, ben retribuite, babysitter.

Tutto questo sarebbe più accettabile se:
1. fosse stato inevitabile (perché fino all'anno scorso il posto alle superiori a Catania per me c'era, e ora non più?)
2. fosse stato frutto di una scelta consapevole (ma si è trattato di un salto nel buio, senza conoscere a cosa si andava incontro e quali fossero le alternative reali)
3. fosse stato trasparente e tracciabile tutto il meccanismo di reclutamento (e invece il famoso algoritmo che ci ha spediti ai confini della nostra realtà è ad oggi imperscrutabile e misterioso..)
4. i posti disponibili nelle nostre province non fossero andati a chi occupava gli ultimi posti delle graduatorie, il che significa a chi aveva meno anni di esperienza/punteggio e meno titoli di noi
5. ad oggi avessimo garanzie sul nostro ritorno, e non lo spettro di un nuovo algoritmo che potrebbe rimescolare le nostre vite e spedirci nuovamente chissà dove, in base al principio di "vicinorietà" (ma che parola è?!?), lo stesso che ci ha sparati a più di mille km dalle nostre case..
In tutto questo, ci si chiede di compilare un bilancio delle competenze iniziali, in cui dichiarare quanto abili ci si percepisce come insegnanti, comunicatori, intrattenitori, abili tessitori di reti e rapporti, psicologi, consulenti familiari, responsabili operatori nel territorio, utilizzatori di mezzi didattici multimediali, tecnologici facilitatori dei saperi, ma anche e soprattutto educatori, impiegati della pubblica istruzione, e pertanto , uomini, donne e cittadini esemplari, pronti a continuare a perfezionarci nel nostro impegno di formazione continua (life long learning, sic!). Mi domando quale altro lavoro parimenti retribuito richieda un tale elevato livello delle competenze di cui sopra, e l'impegno a migliorarle sempre, sottoscritto col miur, col dirigente, con la comunità tutta..

Ci hanno chiesto di scegliere a priori l'ordine delle province, senza che venisse fatta una graduatoria nazionale pubblica da cui si venisse chiamati a scegliere (rendendo così impossibile la trasparenza del reclutamento: come si fa a controllare la posizione di 80000 aspiranti in100 province diverse, ciascuno costretto a partecipare non con la sola classe di concorso che voleva, ma con tutte le abilitazioni che possedeva? Come si vede, le variabili si moltiplicano e la possibilità di tracciare il motivo per cui siamo stati destinati in una provincia piuttosto che in un'altra, o in una classe di concorso piuttosto che in un'altra, è praticamente impossibile. Ammesso un atto di fede nei confronti di governo e ministero, risulta comunque intollerabile essere stati assunti al nord due mesi prima che venissero inventati 50000 posti che avrebbero permesso la nostra assunzione al sud; molti di noi, poi, alla faccia della valorizzazione del merito, sono stati assunti su classi di concorso dove non avevano mai insegnato prima (molti, come me, sono entrati di ruolo alle medie pur avendo esclusiva, decennale esperienza alle superiori!). Ennesimo oltraggio, il concorso, anche qui propagandato come grande reclutamento: ancora nuovi posti al sud, destinati ad altri prima di consentirci di ritornare a casa, di riappropriarci delle nostre vite. In ultimo, le dichiarazioni di un premier che racconta una realtà altra, una storia che non c'è: dice che tutti i docenti sono stati assunti nella propria regione, e che gli unici rimasti fregati sono quelli convinti dai sindacati a non presentare domanda (in realtà, nessun sindacato ci ha invitati a non presentare domanda, tutt'altro! E forse, gli unici a non essere rimasti fregati sono proprio quelli che hanno avuto il coraggio o l'opportunià di sottrarsi alla lotteria, visto che alla fine si è scoperto che le graduatorie provinciali non saranno chiuse, e che se vi fossi rimasta, a quest'ora sarei a lavorare a casa mia..)

Nessuno vuole raccontare la storia di migliaia di docenti le cui vite sono state improvvisamente ferite, negli affetti, nella dignità, per uno stipendio, ricordiamolo, tra i più bassi d'Europa nella categoria..
In attesa di tempi migliori,
Luisa,
Docente Siciliana assunta in Emilia Romagna in fase B,
In attesa di riappropriarsi della propria vita a casa..

martedì 2 agosto 2016

La deportazione degli insegnanti meridionali.





Queste le cifre del massacro sociale :



• 1735 calabresi ottengono il ruolo in una regione diversa dalla Calabria (RC 537, CS 570, CZ 267, KR 168, VV 193);


• 4094 siciliani in una regione diversa dalla Sicilia (PA 1081, CT 1109, AG 491, EN 221, TP 398, SR 316, RG 237, CL 241);


• 335 lucani in una regione diversa dalla Basilicata (PT 182, MT 153);


• 1211 pugliesi in una regione diversa dalla Puglia (BA 339, TA 131, BR 145, LE 296, FG 300);


• 5070 campani in una regione diversa dalla Campania (NA 2884, SA 754, AV 294, CE 890, BN 248);


• 166 molisani in una regione diversa dal Molise (CB 116, IS 50).



                                                                                                                                            Giancarlo

lunedì 1 agosto 2016

Noi siamo i docenti neo assunti in fase B “catapultati” fuori Regione



Noi siamo i docenti neo assunti in fase B “catapultati” fuori Regione, e a centinaia di km dalla propria residenza; questo é successo a causa di un meccanismo che impediva di sapere la sede di destinazione, il grado di scuola e il tipo di posto (comune o sostegno), e dell'impossibilità di rifiutare la proposta, pena la cancellazione da tutte le graduatorie. 

Da mesi scriviamo ai quotidiani e alle trasmissioni televisive e facciamo appelli affinché qualcuno ci dia ascolto. Non sappiamo se avremo mai delle risposte concrete, ma forse, l'opinione pubblica può darci una mano se viene a conoscenza di ciò che il caro Presidente del Consiglio e il Ministro Giannini cercano,invece, di nascondere.

Lo stesso Presidente del Consiglio ha detto: “Sulla scuola abbiamo fatto qualche pasticcio”

Ma non si sono resi conto di aver tolto il sonno e la dignità a una buona parte del mondo della scuola.


Non si sono resi conto di aver ricattato una parte dei precari offrendo loro il meritato ruolo a 800 km da casa, anche se magari il posto più vicino c'era: senza pensare ai problemi provocati ad un padre o una madre di figli, con un mutuo sulle spalle, costretti ora a sostenere un altro affitto, con uno stipendio di soli 1300 euro al mese e che non consente nemmeno di mettere da parte i soldi del viaggio per tornare a casa e vedere la famiglia.

La legge sulla “Buona scuola” ??? ha insinuato in noi, così come in molti colleghi, paure, timori, rabbia e tanto dolore. Ci ha privato della gioia per il nostro lavoro ed ha lasciato il posto ad un’amarezza che cresce ogni giorno di più:
- Sorteggiati da un algoritmo, di cui non si conosce il funzionamento, siamo stati sbaragliati in tutta Italia;
- Beffati dalla fase C,( la maggior parte di loro sono persone che non hanno mai insegnato) che hanno ottenuto posti sotto casa;
- Dimenticati dai sindacati siamo stati sbattuti all’ultimo posto nelle fasi della mobilità, senza tutele, senza il benché minimo riguardo per il torto subito.


Ma è veramente dobbiamo accettare tutto questo?

Il vero paradosso è che la Legge 107/2015, che doveva porre rimedio all’abuso e alla reiterazione dei contratti a termine -protrattisi per più di tre anni- si è ritorta contro di noi, i “precari storici” che per quindici - vent’anni hanno svolto in modo diligente e assiduo il loro lavoro!!!

Noi chiediamo, di rimediare a quanto sta accadendo, di trovare una soluzione;

- sarebbe opportuno inserire nei trasferimenti anche l’organico di fatto oppure riservare i posti del potenziamento alla fase dei trasferimenti che interessa gli immessi in ruolo B e C -considerato che esso è strettamente collegato al piano straordinario di assunzioni-;

- sarebbe opportuno non creare ulteriori disparità di trattamento tra GM e GaE come già successo con le immissioni in ruolo -che hanno privilegiato non solo i vincitori di concorso ma addirittura gli idonei-;


Ricordatevi che svolgiamo il nostro lavoro con uno stipendio da fame che, fuori dalle province di residenza, renderebbe ancora più difficoltoso garantire alle famiglie una vita dignitosa ………..saremmo tutti felici di vivere altrove se economicamente fosse possibile sostenere la famiglia.

Caro Governo e Cara Ministra siete riusciti laddove nessuno aveva mai osato arrivare: causare un disagio sociale senza precedenti e, soprattutto, sgretolare il diritto alla famiglia, oltre che al lavoro, sancito dalla nostra Costituzione.

Ci avevano promesso di rimediare alle storture della Legge 107/2015 ma non sembra che stiano lavorando in questa direzione.

Maria Ramunno – fase B -

 

domenica 31 luglio 2016

Mi sento vittima di un ricatto: scegliere tra la mia famiglia e il mio lavoro!




Mi chiamo Ivana e ho 33 anni, sono la mamma di un bimbo adorabile di soli 2 anni e moglie di un uomo che ha costruito il suo lavoro nella nostra città: Napoli. Ho seguito un percorso di studi puntuale e dignitoso per poter fare il lavoro da me sempre sognato... l'insegnante! Amo il mio mestiere e sono convinta di farlo con tutto il cuore e con il profondo senso di responsabilità che lo contraddistingue. Dopo anni di precariato nella mia città e, soprattutto dopo un'estate infernale e straziante a causa di una legge balorda, ho ottenuto il ruolo in fase B con sede a Milano! Da Napoli a Milano! Prima di questo momento, ho sempre lavorato nella mia città come insegnante di sostegno nella scuola primaria, dapprima nella scuola paritaria (di cui non è riconosciuto il punteggio dal 2008 per le graduatorie interne: altra beffa e ingiustizia) e poi nella statale grazie agli incarichi annuali. Oggi mi sento vittima di un ricatto: scegliere tra la mia famiglia e il mio lavoro! Essere costretta a sfasciare la mia famiglia, per il mio lavoro, la trovo l'azione più ingiusta e insana che si possa fare ad un ESSERE VIVENTE! Anche gli animali non abbandonano i propri cuccioli finché questi non hanno raggiunto la loro autonomia e indipendenza! Questo governo non può fare questo! Nel corso di quest'anno scolastico, sono già state tantissime, le donne costrette a lasciare la propria famiglia e ad organizzarsi una nuova vita con disagi economici umilianti! E' terribile solo immaginare che questo stia accadendo in un paese civile come l'Italia! Quando leggo o ascolto dal vivo storie del genere le lacrime mi riempiono gli occhi e una tristezza inevitabilmente mi invade... Quest'anno posso ritenere di essere stata fortunata, perché ho potuto accettare per l'ultima volta l'incarico nella mia città, ma l'inizio di un nuovo anno scolastico è sempre più vicino e il terrore sempre più forte! Non posso accettare che mio figlio cresca senza il papà e che il sogno di una famiglia unita sia infranto!! Temo che questa riforma ci costringerà ad essere i peggiori insegnanti, i più assenteisti, i più disonesti perché l'AMORE PER LA NOSTRA FAMIGLIA VIENE PRIMA DI TUTTO! Non rinunceremo al nostro lavoro, ma rischieremo di farlo nel peggiore dei modi se tutto questo scempio non avrà fine, e questo a discapito di tanti bambini che saranno il futuro del nostro Paese! Vittime di questa legge non saremo solo noi, ma anche gli alunni di oggi e di domani che avranno come insegnanti persone con la tristezza nel cuore e il desiderio di scappare via da quella scuola! Le mie parole sono il frutto di tanta amarezza e infinita delusione! Siamo donne, mogli, madri, sorelle e anche noi figlie, magari di genitori anziani che hanno bisogno della nostra presenza. Abbiamo studiato e affrontato difficoltà per diventare le maestre che sognavano essere, ma soprattutto abbiamo fatto una SCELTA: ABBIAMO DA SEMPRE SCELTO DI LAVORARE NELLA PROPRIA CITTÀ IN MODO ESEMPLARE E DIGNITOSO!




                                                                                                                                                    Ivana

sabato 23 luglio 2016

Lettera aperta a Roberto Speranza


Corigliano d’Otranto, 17 luglio 2016

Egr. Onorevole Roberto Speranza,

ho letto con interesse l’articolo apparso su “il Foglio” del 15 c.m., “Governo: 10 cose da fare subito”, e, da docente cresciuta all’ombra degli ideali di centro-sinistra, condivido la sua preoccupazione sulla perdita di consensi da parte dell’elettorato, soprattutto di quello che, storicamente, vi ha sempre sostenuto. Io vivo dall’interno il malcontento che serpeggia nel mondo della scuola, lo vivo e lo pago sulla mia pelle e quella dei miei figli. Le assicuro che la L.107 (Buona Scuola) sta mietendo dissensi che difficilmente riuscirete a tacitare a meno di una repentina e drastica inversione di rotta. È appena il caso di ricordare che faccio parte di quegli 8000 docenti che il Piano straordinario di immissioni in ruolo ha sbattuto a chilometri di distanza da casa senza speranza di ritornarvi con la mobilità, anch’essa straordinaria. In tutta questa straordinarietà, un dottorato di ricerca, anni di esperienza nella ricerca universitaria e nella scuola, la partecipazione a progetti internazionali, diverse specializzazioni e l’aver insegnato in qualità di docente esperta nei PON, non sono serviti a sostanziare una scelta che anni fa avevo fatto: mettere le competenze acquisite al servizio della formazione delle giovani generazioni della mia terra. Un piano straordinario farraginoso supportato da una campagna di intimidazione psicologica mi ha messo di fronte all’aut aut. Unico sostentamento per i miei figli sono stata costretta a scegliere l’esilio pur di continuare ad esercitare quella professione su cui avevo investito tante energie economiche e mentali. Costretta sì, ma immolata no! Perché dopo un paio di mesi scopro che la fase B del piano straordinario di immissioni era stata sacrificata per dare seguito alla riforma che doveva reclutare un numero considerevole di docenti che affollavano da anni le code delle graduatorie, spesso senza aver fatto nemmeno un giorno di supplenza e, udite, udite…senza specializzazione su sostegno! Ma come? In una repubblica democratica in cui “La legge è uguale per tutti” (almeno questo insegno ai miei ragazzi) il merito non paga! Al contrario, ti spedisce lontano dalla tua terra, dai tuoi affetti, come punizione – giustificata da una legge iniqua – per avere più titoli. Incredibile! Fosse successo in un altro Paese della democratica Europa si sarebbe gridato allo scandalo. Ma non qui, non in Italia dove accettiamo che un politico non eletto dal popolo sieda sullo scranno del Presidente del Consiglio, dove la vox populi viene soffocata da una propaganda che di democratico ha veramente poco. Ma io non mi arrendo, io credo in quella legge uguale per tutti e confido che, prima o poi, verrà fatta luce su questa torbida vicenda.

Maria Lucia Campa
 

domenica 17 luglio 2016

Insegnante primaria sostegno, laureata e specializzata


Insegnante primaria sostegno, laureata e specializzata, ho scelto di fare domanda di assunzione, spinta da mio marito e mio figlio, ormai diciottenne, per ottenere il tanto sospirato ruolo! Tanto, ho pensato, sarà solo per un anno, poi la mobilità straordinaria mi darà la possibilità di ritornare alla mia famiglia, alla mia terra! Ed ecco arrivare il 12 settembre, ore 12,30, assegnazione sede di ruolo BERGAMO! Non potevamo crederci, ci guardavamo negli occhi con mio marito e tra risate tirate proiettavo già la mia futura vita. Convocazione per il ruolo, ore 9,30, Seriate (BG), ero la 113 a scegliere la sede, tutte colleghe del sud: Sicilia, Calabria, Campania e io…Basilicata. Scelgo un paese di nome Grumello del Monte, perché avevo chiesto alla commissione di consigliarmi una scuola a tempo pieno: sulla scia dell’esperienza di una mia collega e amica, passata in ruolo l’anno prima a Milano, volevo una scuola a tempo pieno per progettare ogni fine settimana i voli di andata e ritorno da Bari, non potevamo pensare di stare lontani più di una settimana io, mio marito e mio figlio. Avuta l’assegnazione, inizia la vertiginosa odissea del cercare casa nel paese, poiché il 14 settembre avrei dovuto prendere servizio. Appartamenti sporchi, affitti stellari, 600,00 euro, nonostante ci fossimo rivolti ad una agenzia,  nel frattempo soggiornavamo in albergo, in un altro paese lì vicino, a 60 euro al giorno, per più di dieci giorni. Infatti, solo dopo la prima settimana di scuola, dopo aver girato in lungo e in largo tra i vari paesi della bergamasca per trovare casa, io ero a scuola e mio marito in auto a telefonare le varie agenzie immobiliari, finalmente, alla fine, dopo aver chiesto all’applicato di segreteria, che chiama a un suo collega, abbiamo trovato un appartamento al centro di Bergamo bassa. Ogni mattina, mi alzo alle 5,45, prendo bus urbano per stazione, poi bus per paese, in tutto 100,00 euro di abbonamento al mese, e tra affitto e spese per sopravvivere spendo circa 800,00 euro al mese. Per potermi ricongiungere con i miei cari, almeno tre volte al mese, mio marito spende circa 500,00 euro al mese, si perché del mio stipendio non resterebbe nulla! Ma non è tanto lo stipendio che ci interessa, a me e ai  miei cari, poiché sapevamo a cosa saremmo andati incontro, quanto la SPERANZA di ritornare superato l’anno di prova, con la mobilità straordinaria, che tanto straordinaria lo sarà per gli incompetenti che ci muovono come le pedine, senza tener conto di avere a che fare con persone, mamme, mogli, che educano i futiri cittadini italiani! Ma no! L’avete fatta la scelta? Adesso ve lo meritate…la scelta? Non potevamo più scegliere, o il ruolo o la chiusura delle Gae: questo è il ritornello dei sindacalisti. Dai quali, invece, volevamo certezze, sostegno e comprensione. NO, a noi docenti del sud, non tocca, andatevene al nord, tanto, ormai il sud è la terra abbandonata, svuotata, svilita dai veleni, ma ancora con persone che hanno una dignità e lotteranno per la giustizia e per un mondo migliore, ah, se non ce la faremo, scapperemo anche noi come i grandi cervelli italiani!
                                                                                                                     Donata, Irsina (MT)

venerdì 15 luglio 2016

STATUTO

 
 
 

 

STATUTO

TITOLO I: Denominazione - sede

ART. 1 - E' costituito, nello spirito della Costituzione della Repubblica Italiana e in particolare per il rispetto degli artt. 1, 2, 3, 4, 18, 24, 28, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 97, 113, 134, 136, un Comitato denominato "Comitato 8000esiliatifaseb GAE" con lo scopo di Tutelare i Diritti dei Docenti immessi in ruolo dalle Graduatorie ad Esaurimento ai sensi della Legge 107/2015, conosciuta come "Buona scuola".

Il comitato ha la sede legale in Avola (SR), Corso Vittorio Emanuele n.62 e ha durata fino al raggiungimento dello scopo. Trascorso tale termine, l'assemblea straordinaria dei soci potrà, tuttavia, prorogare la durata del Comitato al fine di consentire il raggiungimento delle finalità. Ogni variazione di indirizzo non prevede modifica statutaria.

TITOLO II: Scopo – Finalità

ART. 2 - Il comitato ha come finalità quella di tutelare i diritti umani, sociali, civili e lavorativi dei docenti della scuola pubblica assunti dalle Graduatorie ad Esaurimento di ogni ordine e grado, siccome violati, certamente compromessi e, comunque, sottoposti a regimi discriminatori e irragionevoli da parte della legge statale, del Governo, della Pubblica Amministrazione e del MIUR. In particolare, per il conseguimento delle finalità di cui sopra, con l'atto di adesione, da tutti i suoi iscritti viene espressamente conferito al comitato il potere di tutelare i loro interessi individuali e superindividuali, e dunque anche collettivi e/o diffusi, con la proposizione di petizioni, istanze, proposte di legge, diffide e altre forme di azioni, sia di natura stragiudiziale che giurisdizionale. Il potere di agire in giudizio potrà essere esercitato dal Comitato innanzi a qualunque autorità giudiziaria, sia italiana che sovranazionale, in grado di assicurare adeguata tutela agli interessi e ai diritti dei promotori e della categoria cui gli stessi appartengono. Il Comitato potrà, altresì, intervenire in qualunque giudizio pendente innanzi a qualsiasi Giudice, italiano o sovranazionale, compresa la Corte Costituzionale, nel quale sia in discussione la legittimità degli atti, anche legislativi, che hanno determinato e regolato l'attuale status dei docenti della Scuola pubblica, nonché il recente reclutamento dei docenti precari negli organici della Scuola medesima. Le quote associative e tutti i contributi volontari e le ulteriori risorse finanziarie, comunque raccolte, saranno destinati alla copertura delle spese da supportare per raggiungere tale finalità. E' fatto divieto al comitato di svolgere attività diverse da quelle elencate, ad eccezione di quelle ad esse direttamente connesse.

TITOLO III: PROMOTORI

ART. 3 - Il numero dei promotori è illimitato. Possono essere promotori del comitato tutte le persone fisiche che condividono gli scopi dell'organizzazione e si impegnano, in qualsiasi modo ed ognuno per le proprie possibilità e capacità, a realizzarli. E' esclusa ogni forma di partecipazione temporanea al comitato. La qualifica di promotore del comitato è intrasmissibile. Possono aderire al Comitato le persone fisiche e tutti gli enti che condividono gli scopi dell'organizzazione e che si impegnano a sostenere economicamente le azioni intraprese dal comitato.



ART. 4 - Chi intende essere ammesso come promotore dovrà farne richiesta al Direttivo, con contemporaneo versamento della quota associativa, impegnandosi ad attenersi al presente statuto e ad osservare gli eventuali regolamenti e le delibere adottate dagli organi del Consiglio Direttivo. All'atto dell'accettazione della sua richiesta, l'istante acquisirà ad ogni effetto la qualifica di promotore. L'eventuale rigetto delle domanda da parte del Direttivo dovrà essere motivato e l'aspirante promotore potrà ricorrere alla prima assemblea indetta.

ART. 5 - La qualifica di promotore dà diritto:

- a partecipare a tutte le attività promosse dal Comitato;

- a partecipare alla vita associativa, esprimendo il proprio voto in tutte le sedi deputate, in particolare in merito all'approvazione e modifica delle norme dello Statuto ed eventuali regolamenti e alla nomina degli organi direttivi del Comitato;

- a godere dell'elettorato attivo e passivo per l'elezione negli organi direttivi del Comitato; nel caso di persone giuridiche o Enti, il diritto di elettorato attivo e passivo è imputato ai loro legali rappresentanti.

ART. 6 - I promotori sono tenuti:

- all'osservanza dello Statuto, dell'eventuale Regolamento e delle deliberazioni assunte dagli organi associativi;

- al versamento del contributo stabilito in funzione dei programmi di attività, che potrà essere elargito ogni qualvolta il Comitato ne ravveda la necessità. Tale quota non potrà mai essere restituita.

Perdita della qualifica di promotore

ART. 7 - La qualifica di promotore si perde per recesso, esclusione, per mancato versamento della quota o per causa di morte o di estinzione della persona giuridica o Ente.

ART. 8 - Le dimissioni da promotore dovranno essere presentate per iscritto al Direttivo e hanno effetto immediato.

L'esclusione sarà deliberata dal Direttivo nei confronti del promotore:

a) che non ottemperi alle disposizioni del presente statuto, degli eventuali regolamenti e delle deliberazioni adottate dagli organi del Comitato;

b) che svolga o tenti di svolgere attività contrarie agli interessi del Comitato;

c) che, in qualunque modo, arrechi o possa arrecare gravi danni, anche morali, al Comitato.

Successivamente il provvedimento del Direttivo dovrà essere ratificato dalla prima assemblea ordinaria che sarà convocata. Nel corso di tale assemblea, alla quale deve essere convocato il promotore interessato, si procederà in contraddittorio ad una disamina degli addebiti. Il mancato pagamento della quota associativa annuale entro due mesi decorrenti dall'inizio dell'esercizio sociale comporta l'automatica decadenza del promotore senza necessità di alcuna formalità.



ART. 9 - Le deliberazioni prese in materia di esclusione devono essere comunicate ai promotori destinatari mediante raccomandata o mail. I promotori receduti, decaduti o esclusi, non hanno diritto al rimborso dei contributi associativi versati.



TITOLO IV: Risorse economiche, Fondo Comune, Anticipazioni dei promotori

ART. 10 - Il Comitato trae le risorse economiche per il suo funzionamento e per lo svolgimento delle sue attività da:

a) quote e contributi dei promotori;

b) oblazioni dei sottoscrittori;

c) eredità, donazioni e legati;

d) riserve formate con utili;

e) altre riserve accantonate;

f) entrate derivanti da iniziative promozionali finalizzate al proprio finanziamento, per esempio: spettacoli di intrattenimento, attività ludiche quali feste, gite, sottoscrizioni anche a premi;

g) altre entrate compatibili con le finalità del Comitato.

Il fondo comune, costituito – a titolo esemplificativo e non esaustivo – da avanzi di gestione, fondi, riserve e tutti i beni acquisiti a qualsiasi titolo dal Comitato non è mai ripartibile fra i promotori durante la vita del Comitato né all'atto del suo scioglimento. E' fatto divieto di distribuire, anche in modo indiretto o differito, utili o avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitale, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano imposte dalla legge.

Il Comitato ha l'obbligo di reinvestire l'eventuale avanzo di gestione a favore di attività istituzionali statutariamente previste. Il comitato risponde delle sue obbligazioni mediante il fondo comune. Il fondo comune è gestito dal tesoriere secondo quanto previsto dall'art. 16 del presente statuto.

Al fine di evitare all'organo esecutivo di dover richiedere in più riprese ai promotori il versamento di contributi necessari a ricoprire le spese relative alle attività svolte nell'interesse degli stessi è altresì istituito un fondo deposito nel quale i soci verranno versate le somme anticipate a titolo di deposito dai promotori per le eventuali spese future. Queste somme non entreranno a far parte del fondo comune, ma saranno acquisite al patrimonio del fondo, previa delibera del consiglio direttivo, solo se saranno necessarie per coprire spese sostenute dal comitato nell'interesse dei soci. Al momento dello scioglimento del comitato le somme anticipate dai soci a titolo di deposito saranno rimborsate ai promotori proporzionalmente alla somma da essi versata.

Esercizio Sociale

ART. 11 - L'esercizio sociale va dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno. Il primo esercizio si chiude il 31 dicembre 2016.

Il Direttivo deve predisporre il rendiconto economico-finanziario da presentare all'Assemblea dei promotori.

Il rendiconto economico finanziario deve essere approvato dall'Assemblea dei promotori entro una settimana dalla chiusura dell'esercizio sociale e verbalizzato dal Segretario.

TITOLO V: Organi del Comitato

ART. 12 - Sono organi del Comitato:

a) Consiglio Direttivo (formato dal Presidente e almeno due consiglieri)

b) Presidente

c) Vicepresidente

d) Segretario

e) Tesoriere/i

f) Assemblea dei Soci promotori

Consiglio Direttivo

ART. 13 - Il Consiglio Direttivo è formato da un numero di soci compreso tra 3 (Presidente, Vicepresidente, Segretario) e 7. Delibera sulle decisioni a maggioranza di voti. In caso di parità, il voto del Presidente vale doppio.

I poteri del Consiglio Direttivo sono quelli di gestire il comitato, promuovere le attività e le iniziative. E' in pratica l'organo "esecutivo" che ha il potere di decidere le iniziative e la politica del comitato. Il Consiglio Direttivo potrà nominare dei referenti regionali al fine di supportare le attività promosse dal Comitato, ed agevolare la divulgazione delle informazioni, la raccolta di documentazione, la sottoscrizione di documenti e la partecipazione attiva dei soci. Inoltre, il Consiglio Direttivo si occupa della corretta tenuta dei documenti del comitato, cioè dei verbali d'assemblea, la lista soci, la tenuta dei fogli cassa, la redazione del bilancio e della relazione illustrativa al bilancio. Viene eletto dall'Assemblea a maggioranza. In caso di dimissioni, i soggetti restano in carica fino all'indizione di nuove elezioni.

Gli eventuali utili conseguiti devono essere impiegati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse, è fatto assoluto divieto di distribuire anche in modo indiretto, le riserve, i fondi di gestione, e il capitale durante la vita del comitato. Il consiglio direttivo dura in carica due anni. Al presidente, ai componenti del consiglio direttivo, ai tesorieri ed al segretario non spetta alcun compenso per l'attività svolta. Nel caso questi compiano delle spese che si renderanno necessarie per lo svolgimento delle attività cui sono stati preposti, avranno diritto ad un rimborso spese nei limiti delle spese documentate e deliberate dal consiglio direttivo. Le riunioni del consiglio direttivo potranno tenersi per via telematica.

Il Presidente

ART. 14 - Il Consiglio Direttivo è convocato dal Presidente tutte le volte nelle quali vi sia materia su cui deliberare, oppure quando ne sia fatta domanda da almeno un terzo dei membri. La convocazione è fatta celermente tramite mail/messenger/ whatsapp etc. Le sedute sono valide quando vi intervenga la maggioranza dei componenti e le deliberazioni sono adottate con il voto favorevole della maggioranza dei votanti. I verbali, redatti a cura del Segretario e sottoscritti dallo stesso e da chi ha presieduto l'adunanza, vengono conservati agli atti.

ART. 15 - All'atto della fondazione del Comitato il Presidente è scelto tra i soci fondatori, successivamente può essere eletto a maggioranza dall' Assemblea costituita. Al Presidente spetta la rappresentanza legale del comitato di fronte ai terzi e anche in giudizio. Vigila e cura che siano attuate le delibere del Consiglio e dell'Assemblea e provvede all'osservanza delle disposizioni statutarie ed alla disciplina sociale. Il Presidente può conferire delega, sempre e solo per iscritto, ad uno o più soci sia per singoli atti che per categorie di atti. In caso di assenza o di impedimento le sue mansioni vengono esercitate dal Vice Presidente. In caso di dimissioni, spetta al Vice Presidente convocare entro 3 (tre) giorni l'Assemblea per l'elezione del nuovo Presidente.

Il Tesoriere

ART. 16 - La gestione del fondo comune e affidata in forma congiunta a due tesorieri scelti fra i membri del consiglio direttivo. I tesorieri sono nominati dall'assemblea. All'atto della fondazione i tesorieri sono nominati tra i fondatori. I tesorieri decadono insieme al consiglio direttivo.

L'Assemblea

ART. 17 - L'Assemblea è l'organo formato da tutti i soci promotori che, se iscritti nel libro soci e in regola con il pagamento della quota associativa, hanno sempre il diritto a partecipare.

L'Assemblea ordinaria delibera su tutti gli oggetti attinenti alla gestione del Comitato riservati alla sua competenza dal presente statuto e su qualsiasi proposta venga presentata alla sua attenzione:

a) emanazione del programma

b) elezione del Presidente

c) nomina degli Organizzatori (Comitato Esecutivo)

d) approvazione del rendiconto economico-finanziario;

e) approvazione dei programmi dell'attività da svolgere;

f) approvazione di eventuali Regolamenti;

g) deliberazione in merito al rigetto e all'esclusione dei promotori.

ART. 18 - L'assemblea viene convocata e consultata dal Presidente ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario o ne sia fatta valida richiesta dal 5% dei soci promotori o da due membri del consiglio direttivo. Le modalità di votazione seguono il principio del voto singolo: una testa, un voto; ciò vale anche per il Presidente. L'Assemblea è validamente costituita in prima convocazione con la presenza di almeno il 10% dei suoi componenti e delibera con la maggioranza dei voti validamente espressi, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti. Ciascun socio potrà farsi rappresentare con delega da altro socio. Ciascun socio presente in assemblea potrà essere portatore di un massimo di 10 (dieci) deleghe. La convocazione sarà fatta mediante mezzi telematici (email-messenger-whatsapp). Le assemblee potranno tenersi per via telematica. Il consiglio direttivo potrà adottare un regolamento di funzionamento dell'assemblea al fine di agevolare la partecipazione più ampia alle assemblee telematiche.

ART. 19 - L'assemblea è presieduta dal Presidente del Comitato ed in sua assenza dal Vice Presidente o dalla persona designata dall'assemblea stessa. La nomina del segretario è fatta dal Presidente dell'assemblea. Le deliberazioni dell'Assemblea devono constare da verbale, sottoscritto dal Presidente e dal Segretario.

Pubblicità e trasparenza degli atti sociali

ART. 20 - Dev'essere assicurata una sostanziale pubblicità e trasparenza degli atti relativi all'attività del Comitato, con particolare riferimento ai Bilanci o Rendiconti annuali. Tali documenti sociali devono essere messi a disposizione dei promotori per la consultazione; chi desidera avere copia dei documenti dovrà farsi carico delle relative spese.

TITOLO VI: Scioglimento

ART. 21 - Lo scioglimento anticipato del Comitato deve essere deliberato dall'Assemblea a maggioranza. In caso di scioglimento del Comitato sarà nominato un liquidatore, scelto anche fra i non soci, che curi la liquidazione di tutti i beni mobili ed immobili ed estingua le obbligazioni in essere. L'assemblea, all'atto di scioglimento del Comitato, delibererà, sentito l'organismo di controllo preposto secondo le previsioni di legge, in merito alla destinazione dell'eventuale residuo attivo. All'atto dello scioglimento si provvederà a rimborsare ai promotori le somme anticipate dai soci a titolo di deposito in proporzione alle somme dagli stessi versate. Le eventuali somme residue saranno devolute ad altri enti che perseguano finalità analoghe oppure a fini di pubblica utilità e comunque a fini di utilità sociale, fatta salva diversa destinazione imposta dalla legge.

Clausola compromissoria

ART. 22 - Qualsiasi controversia che insorgesse tra i promotori o tra questi e qualsiasi organo del Comitato, sarà rimessa al giudizio di un arbitro amichevole compositore che giudicherà secondo equità e senza formalità di procedura, dando luogo ad arbitrato irrituale.

Norma finale

ART.23 - Per quanto non è espressamente contemplato dal presente statuto, valgono, in quanto applicabili, le norme del Codice Civile e le disposizioni di legge vigenti. STATUTO



TITOLO I: Denominazione - sede

ART. 1 - E' costituito, nello spirito della Costituzione della Repubblica Italiana e in particolare per il rispetto degli artt. 1, 2, 3, 4, 18, 24, 28, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 97, 113, 134, 136, un Comitato denominato "Comitato 8000esiliatifaseb GAE" con lo scopo di Tutelare i Diritti dei Docenti immessi in ruolo dalle Graduatorie ad Esaurimento ai sensi della Legge 107/2015, conosciuta come "Buona scuola".

 Il comitato ha la sede legale in Avola (SR), Corso Vittorio Emanuele n.62 e ha durata fino al raggiungimento dello scopo. Trascorso tale termine, l'assemblea straordinaria dei soci potrà, tuttavia, prorogare la durata del Comitato al fine di consentire il raggiungimento delle finalità. Ogni variazione di indirizzo non prevede modifica statutaria.


TITOLO II: Scopo – Finalità

 ART. 2 - Il comitato ha come finalità quella di tutelare i diritti umani, sociali, civili e lavorativi dei docenti della scuola pubblica assunti dalle Graduatorie ad Esaurimento di ogni ordine e grado, siccome violati, certamente compromessi e, comunque, sottoposti a regimi discriminatori e irragionevoli da parte della legge statale, del Governo, della Pubblica Amministrazione e del MIUR. In particolare, per il conseguimento delle finalità di cui sopra, con l'atto di adesione, da tutti i suoi iscritti viene espressamente conferito al comitato il potere di tutelare i loro interessi individuali e superindividuali, e dunque anche collettivi e/o diffusi, con la proposizione di petizioni, istanze, proposte di legge, diffide e altre forme di azioni, sia di natura stragiudiziale che giurisdizionale. Il potere di agire in giudizio potrà essere esercitato dal Comitato innanzi a qualunque autorità giudiziaria, sia italiana che sovranazionale, in grado di assicurare adeguata tutela agli interessi e ai diritti dei promotori e della categoria cui gli stessi appartengono. Il Comitato potrà, altresì, intervenire in qualunque giudizio pendente innanzi a qualsiasi Giudice, italiano o sovranazionale, compresa la Corte Costituzionale, nel quale sia in discussione la legittimità degli atti, anche legislativi, che hanno determinato e regolato l'attuale status dei docenti della Scuola pubblica, nonché il recente reclutamento dei docenti precari negli organici della Scuola medesima. Le quote associative e tutti i contributi volontari e le ulteriori risorse finanziarie, comunque raccolte, saranno destinati alla copertura delle spese da supportare per raggiungere tale finalità. E' fatto divieto al comitato di svolgere attività diverse da quelle elencate, ad eccezione di quelle ad esse direttamente connesse.


TITOLO III: PROMOTORI

 ART. 3 - Il numero dei promotori è illimitato. Possono essere promotori del comitato tutte le persone fisiche che condividono gli scopi dell'organizzazione e si impegnano, in qualsiasi modo ed ognuno per le proprie possibilità e capacità, a realizzarli. E' esclusa ogni forma di partecipazione temporanea al comitato. La qualifica di promotore del comitato è intrasmissibile. Possono aderire al Comitato le persone fisiche e tutti gli enti che condividono gli scopi dell'organizzazione e che si impegnano a sostenere economicamente le azioni intraprese dal comitato.

 ART. 4 - Chi intende essere ammesso come promotore dovrà farne richiesta al Direttivo, con contemporaneo versamento della quota associativa, impegnandosi ad attenersi al presente statuto e ad osservare gli eventuali regolamenti e le delibere adottate dagli organi del Consiglio Direttivo. All'atto dell'accettazione della sua richiesta, l'istante acquisirà ad ogni effetto la qualifica di promotore. L'eventuale rigetto delle domanda da parte del Direttivo dovrà essere motivato e l'aspirante promotore potrà ricorrere alla prima assemblea indetta.

 ART. 5 - La qualifica di promotore dà diritto:

- a partecipare a tutte le attività promosse dal Comitato;

- a partecipare alla vita associativa, esprimendo il proprio voto in tutte le sedi deputate, in particolare in merito all'approvazione e modifica delle norme dello Statuto ed eventuali regolamenti e alla nomina degli organi direttivi del Comitato;

- a godere dell'elettorato attivo e passivo per l'elezione negli organi direttivi del Comitato; nel caso di persone giuridiche o Enti, il diritto di elettorato attivo e passivo è imputato ai loro legali rappresentanti.


ART. 6 - I promotori sono tenuti:

- all'osservanza dello Statuto, dell'eventuale Regolamento e delle deliberazioni assunte dagli organi associativi;

- al versamento del contributo stabilito in funzione dei programmi di attività, che potrà essere elargito ogni qualvolta il Comitato ne ravveda la necessità. Tale quota non potrà mai essere restituita.


Perdita della qualifica di promotore

ART. 7 - La qualifica di promotore si perde per recesso, esclusione, per mancato versamento della quota o per causa di morte o di estinzione della persona giuridica o Ente.


ART. 8 - Le dimissioni da promotore dovranno essere presentate per iscritto al Direttivo e hanno effetto immediato.

 L'esclusione sarà deliberata dal Direttivo nei confronti del promotore:

a) che non ottemperi alle disposizioni del presente statuto, degli eventuali regolamenti e delle deliberazioni adottate dagli organi del Comitato;

b) che svolga o tenti di svolgere attività contrarie agli interessi del Comitato;

c) che, in qualunque modo, arrechi o possa arrecare gravi danni, anche morali, al Comitato.

 Successivamente il provvedimento del Direttivo dovrà essere ratificato dalla prima assemblea ordinaria che sarà convocata. Nel corso di tale assemblea, alla quale deve essere convocato il promotore interessato, si procederà in contraddittorio ad una disamina degli addebiti. Il mancato pagamento della quota associativa annuale entro due mesi decorrenti dall'inizio dell'esercizio sociale comporta l'automatica decadenza del promotore senza necessità di alcuna formalità.

ART. 9 - Le deliberazioni prese in materia di esclusione devono essere comunicate ai promotori destinatari mediante raccomandata o mail. I promotori receduti, decaduti o esclusi, non hanno diritto al rimborso dei contributi associativi versati.


TITOLO IV: Risorse economiche, Fondo Comune, Anticipazioni dei promotori

 ART. 10 - Il Comitato trae le risorse economiche per il suo funzionamento e per lo svolgimento delle sue attività da:

a) quote e contributi dei promotori;

b) oblazioni dei sottoscrittori;

c) eredità, donazioni e legati;

d) riserve formate con utili;

e) altre riserve accantonate;

f) entrate derivanti da iniziative promozionali finalizzate al proprio finanziamento, per esempio: spettacoli di intrattenimento, attività ludiche quali feste, gite, sottoscrizioni anche a premi;

g) altre entrate compatibili con le finalità del Comitato.

 Il fondo comune, costituito – a titolo esemplificativo e non esaustivo – da avanzi di gestione, fondi, riserve e tutti i beni acquisiti a qualsiasi titolo dal Comitato non è mai ripartibile fra i promotori durante la vita del Comitato né all'atto del suo scioglimento. E' fatto divieto di distribuire, anche in modo indiretto o differito, utili o avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitale, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano imposte dalla legge.

Il Comitato ha l'obbligo di reinvestire l'eventuale avanzo di gestione a favore di attività istituzionali statutariamente previste. Il comitato risponde delle sue obbligazioni mediante il fondo comune. Il fondo comune è gestito dal tesoriere secondo quanto previsto dall'art. 16 del presente statuto.

 Al fine di evitare all'organo esecutivo di dover richiedere in più riprese ai promotori il versamento di contributi necessari a ricoprire le spese relative alle attività svolte nell'interesse degli stessi è altresì istituito un fondo deposito nel quale i soci verranno versate le somme anticipate a titolo di deposito dai promotori per le eventuali spese future. Queste somme non entreranno a far parte del fondo comune, ma saranno acquisite al patrimonio del fondo, previa delibera del consiglio direttivo, solo se saranno necessarie per coprire spese sostenute dal comitato nell'interesse dei soci. Al momento dello scioglimento del comitato le somme anticipate dai soci a titolo di deposito saranno rimborsate ai promotori proporzionalmente alla somma da essi versata.

 Esercizio Sociale

 ART. 11 - L'esercizio sociale va dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno. Il primo esercizio si chiude il 31 dicembre 2016.

 Il Direttivo deve predisporre il rendiconto economico-finanziario da presentare all'Assemblea dei promotori.

 Il rendiconto economico finanziario deve essere approvato dall'Assemblea dei promotori entro una settimana dalla chiusura dell'esercizio sociale e verbalizzato dal Segretario.


TITOLO V: Organi del Comitato

 ART. 12 - Sono organi del Comitato:

a) Consiglio Direttivo (formato dal Presidente e almeno due consiglieri)
b) Presidente
c) Vicepresidente
d) Segretario
e) Tesoriere/i
f) Assemblea dei Soci promotori

 Consiglio Direttivo

 ART. 13 - Il Consiglio Direttivo è formato da un numero di soci compreso tra 3 (Presidente, Vicepresidente, Segretario) e 7. Delibera sulle decisioni a maggioranza di voti. In caso di parità, il voto del Presidente vale doppio.

 I poteri del Consiglio Direttivo sono quelli di gestire il comitato, promuovere le attività e le iniziative. E' in pratica l'organo "esecutivo" che ha il potere di decidere le iniziative e la politica del comitato. Il Consiglio Direttivo potrà nominare dei referenti regionali al fine di supportare le attività promosse dal Comitato, ed agevolare la divulgazione delle informazioni, la raccolta di documentazione, la sottoscrizione di documenti e la partecipazione attiva dei soci. Inoltre, il Consiglio Direttivo si occupa della corretta tenuta dei documenti del comitato, cioè dei verbali d'assemblea, la lista soci, la tenuta dei fogli cassa, la redazione del bilancio e della relazione illustrativa al bilancio. Viene eletto dall'Assemblea a maggioranza. In caso di dimissioni, i soggetti restano in carica fino all'indizione di nuove elezioni.

 Gli eventuali utili conseguiti devono essere impiegati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse, è fatto assoluto divieto di distribuire anche in modo indiretto, le riserve, i fondi di gestione, e il capitale durante la vita del comitato. Il consiglio direttivo dura in carica due anni. Al presidente, ai componenti del consiglio direttivo, ai tesorieri ed al segretario non spetta alcun compenso per l'attività svolta. Nel caso questi compiano delle spese che si renderanno necessarie per lo svolgimento delle attività cui sono stati preposti, avranno diritto ad un rimborso spese nei limiti delle spese documentate e deliberate dal consiglio direttivo. Le riunioni del consiglio direttivo potranno tenersi per via telematica.

 Il Presidente

 ART. 14 - Il Consiglio Direttivo è convocato dal Presidente tutte le volte nelle quali vi sia materia su cui deliberare, oppure quando ne sia fatta domanda da almeno un terzo dei membri. La convocazione è fatta celermente tramite mail/messenger/ whatsapp etc. Le sedute sono valide quando vi intervenga la maggioranza dei componenti e le deliberazioni sono adottate con il voto favorevole della maggioranza dei votanti. I verbali, redatti a cura del Segretario e sottoscritti dallo stesso e da chi ha presieduto l'adunanza, vengono conservati agli atti.

 ART. 15 - All'atto della fondazione del Comitato il Presidente è scelto tra i soci fondatori, successivamente può essere eletto a maggioranza dall' Assemblea costituita. Al Presidente spetta la rappresentanza legale del comitato di fronte ai terzi e anche in giudizio. Vigila e cura che siano attuate le delibere del Consiglio e dell'Assemblea e provvede all'osservanza delle disposizioni statutarie ed alla disciplina sociale. Il Presidente può conferire delega, sempre e solo per iscritto, ad uno o più soci sia per singoli atti che per categorie di atti. In caso di assenza o di impedimento le sue mansioni vengono esercitate dal Vice Presidente. In caso di dimissioni, spetta al Vice Presidente convocare entro 3 (tre) giorni l'Assemblea per l'elezione del nuovo Presidente.

 Il Tesoriere

 ART. 16 - La gestione del fondo comune e affidata in forma congiunta a due tesorieri scelti fra i membri del consiglio direttivo. I tesorieri sono nominati dall'assemblea. All'atto della fondazione i tesorieri sono nominati tra i fondatori. I tesorieri decadono insieme al consiglio direttivo.

 L'Assemblea

 ART. 17 - L'Assemblea è l'organo formato da tutti i soci promotori che, se iscritti nel libro soci e in regola con il pagamento della quota associativa, hanno sempre il diritto a partecipare.

 L'Assemblea ordinaria delibera su tutti gli oggetti attinenti alla gestione del Comitato riservati alla sua competenza dal presente statuto e su qualsiasi proposta venga presentata alla sua attenzione:
a) emanazione del programma

b) elezione del Presidente

 c) nomina degli Organizzatori (Comitato Esecutivo)

 d) approvazione del rendiconto economico-finanziario;

 e) approvazione dei programmi dell'attività da svolgere;

 f) approvazione di eventuali Regolamenti;

 g) deliberazione in merito al rigetto e all'esclusione dei promotori.

 ART. 18 - L'assemblea viene convocata e consultata dal Presidente ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario o ne sia fatta valida richiesta dal 5% dei soci promotori o da due membri del consiglio direttivo. Le modalità di votazione seguono il principio del voto singolo: una testa, un voto; ciò vale anche per il Presidente. L'Assemblea è validamente costituita in prima convocazione con la presenza di almeno il 10% dei suoi componenti e delibera con la maggioranza dei voti validamente espressi, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti. Ciascun socio potrà farsi rappresentare con delega da altro socio. Ciascun socio presente in assemblea potrà essere portatore di un massimo di 10 (dieci) deleghe. La convocazione sarà fatta mediante mezzi telematici (email-messenger-whatsapp). Le assemblee potranno tenersi per via telematica. Il consiglio direttivo potrà adottare un regolamento di funzionamento dell'assemblea al fine di agevolare la partecipazione più ampia alle assemblee telematiche.

 ART. 19 - L'assemblea è presieduta dal Presidente del Comitato ed in sua assenza dal Vice Presidente o dalla persona designata dall'assemblea stessa. La nomina del segretario è fatta dal Presidente dell'assemblea. Le deliberazioni dell'Assemblea devono constare da verbale, sottoscritto dal Presidente e dal Segretario.

 Pubblicità e trasparenza degli atti sociali

 ART. 20 - Dev'essere assicurata una sostanziale pubblicità e trasparenza degli atti relativi all'attività del Comitato, con particolare riferimento ai Bilanci o Rendiconti annuali. Tali documenti sociali devono essere messi a disposizione dei promotori per la consultazione; chi desidera avere copia dei documenti dovrà farsi carico delle relative spese.

 TITOLO VI: Scioglimento

 ART. 21 - Lo scioglimento anticipato del Comitato deve essere deliberato dall'Assemblea a maggioranza. In caso di scioglimento del Comitato sarà nominato un liquidatore, scelto anche fra i non soci, che curi la liquidazione di tutti i beni mobili ed immobili ed estingua le obbligazioni in essere. L'assemblea, all'atto di scioglimento del Comitato, delibererà, sentito l'organismo di controllo preposto secondo le previsioni di legge, in merito alla destinazione dell'eventuale residuo attivo. All'atto dello scioglimento si provvederà a rimborsare ai promotori le somme anticipate dai soci a titolo di deposito in proporzione alle somme dagli stessi versate. Le eventuali somme residue saranno devolute ad altri enti che perseguano finalità analoghe oppure a fini di pubblica utilità e comunque a fini di utilità sociale, fatta salva diversa destinazione imposta dalla legge.

 Clausola compromissoria

ART. 22 - Qualsiasi controversia che insorgesse tra i promotori o tra questi e qualsiasi organo del Comitato, sarà rimessa al giudizio di un arbitro amichevole compositore che giudicherà secondo equità e senza formalità di procedura, dando luogo ad arbitrato irrituale.


Norma finale

 ART.23 - Per quanto non è espressamente contemplato dal presente statuto, valgono, in quanto applicabili, le norme del Codice Civile e le disposizioni di legge vigenti.






mercoledì 13 luglio 2016

Chi è il docente di fase B gae?


Si parla tanto dei nuovi assunti della legge 107/15, ma nessuno si è chiesto chi sono.
In particolare i docenti della fase B, i famosi precari storici, sono quasi tutti docenti che insegnano da anni tra i primi in graduatoria con punteggi che vanno dai 150 in su.
Questi, proprio perché tra i primi in graduatoria, hanno quasi tutti differito e chi non lo ha potuto fare è solo perché i posti sono sopravvenuti qualche giorno dopo dalla scadenza dell’accettazione del ruolo.
Non sono dei dilettanti allo sbaraglio, hanno tantissima esperienza scolastica e per anni hanno offerto continuità didattica ai loro alunni.

Perché hanno accettato di fare domanda?
Nella maggior parte dei casi si sono visti costretti, stanchi ormai di vedersi togliere il posto ed eventuale ruolo da chi, da sempre, ha deciso di trasferirsi volontariamente perché non riusciva a lavorare nella propria provincia o voleva ottenere subito il ruolo. Nonostante la scelta di sede, ove vi era un fabbisogno di docenti, da subito gli ante 2015 hanno chiesto assegnazione o trasferimento riducendo cosi le disponibilità.
Il rischio per i docenti di fase B era, in fase di mobilità straordinaria qualora non facessero domanda, di vedersi togliere i posti ancora una volta anche solo per incarichi annuali da chi lo avrebbe fatto (gm, ultimi in gae).

Cosa hanno dovuto accettare?
Nonostante le disponibilità di novembre sul potenziamento hanno dovuto accettare una proposta di ruolo sulle poche disponibilità di agosto anche su cdc o posti di sostegno di cui non avevano dato preferenza, pena cancellazione. Hanno dovuto tutti accettare una assegnazione di sede provvisoria anche a 1000 km non scelta ma imposta da un algoritmo senza una graduatoria nazionale.

Cosa chiedono adesso?
Non vogliono privilegi. Vogliono solo continuare ad insegnare nelle province di appartenenza, la dove erano inseriti in graduatoria.
Non vogliono togliere il posto ai colleghi rimasti in gae ma mantenere quello che hanno sempre occupato senza bisogno di scavalcare.

Cosa non accettano?
Non accettano di essere calpestati nella loro dignità e professionalità dal Miur.
Non accettano le critiche di chi da anni ha scelto volontariamente di spostarsi per poi venire a togliere il posto e da chi è rimasto in graduatoria, nella maggior parte dei casi con meno anni di servizio.
Infine non accettano vedere altri colleghi che cercano diritti che non gli appartengono a svantaggio dei docenti fase B.

Simona Secondo