domenica 14 agosto 2016

Agorà e la "buona" scuola....

 
Nella puntata di Agorà andata in onda lunedì 9 agosto, molte cose sono state dette, ma a mio parere troppe sono state omesse. L’impostazione stessa del problema è stato fuorviante: il nocciolo del problema non è che gli insegnanti non si vogliono spostare, ma il perché non si vogliono spostare.

Per maggiore chiarezza, esporrò la cosa con un paragone aziendale, visto che piace tanto a chi denigra i docenti. Diciamo che la mia azienda un giorno mi dica “Francesco, mi spiace, ma qui a Roma non abbiamo più bisogno di Ingegneri… devi trasferirti a Udine…”. “Beh,” dico io, “se non ci sono alternative dovrò trasferirmi”. “Sì, però a Udine vai a fare il panettiere”. “Mi adatterò”, penso cercando di sopportare quello che effettivamente posso definire un vero e proprio demansionamento, “anche se nella vita ho sempre fatto altro…”. Ma mentre preparo tutto per partire cercando di capire come fare alla mia età a non spaccare una famiglia, scopro che la mia azienda non solo non ha cancellato il mio posto, ma l’ha dato ad un altro. Un fabbro, per l’esattezza. Posso considerarmi esiliato, danneggiato, preso in giro? Io direi proprio di sì.

Quindi, coloro che denigrano dicendo che “anche nelle aziende funziona così”, forse dovrebbero capire meglio i termini della questione. Il problema non è solo spostarsi andando a vivere in un’altra città per meno di 1300€ al mese, spesso lasciando la famiglia e gli affetti (e normalmente anche il coniuge che contribuisce a portare i soldi a casa), ma anche vedere che chi resta a casa ha meno titoli, meno esperienza e meno competenza di chi parte. Ancora una volta il problema non è lo spostarsi in sé, ma chi deve spostarsi. Il meccanismo di assegnazione messo in atto dal governo dal 2015 può anche aver funzionato secondo quanto pianificato, ma ha pur sempre generato storture, soprattutto nei confronti di chi ha avuto la sfortuna di essere immesso in ruolo nella Fase B.

A testimoniare questo è proprio la presenza nel movimento di Bianca Locci (che ho avuto il piacere di conoscere di persona), che, pur restando nella sua Sardegna (anche se per un errore del MIUR non nel suo ambito), continua a battersi contro la legge 107. Potrebbe tranquillamente smettere di battersi perché è (quasi) riuscita ad avere quanto le spettava, ma non lo fa. A dimostrazione del fatto che il problema non è spostarsi, ma una legge che calpesta competenze, equità e meritocrazia, pur tanto sbandierate dal governo. E così succede che, tanto per fare un esempio, una docente di lingua inglese, con anni di esperienza, in possesso del tanto ricercato CLIL - Content and Language Integrated Learning, viene mandata alle medie sul sostegno, tipo di scuola dove tra l’altro non ha alcuna esperienza. Tutto questo anche in barba alla sua scelta, manifestata all’atto di presentazione della domanda, di essere inserita sulla materia. E in barba alle stesse intenzioni della legge 107, esplicitamente espresse nell’articolo 1 comma 7 a: “valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all'italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell'Unione europea, anche mediante l'utilizzo della metodologia Content language integrated learning;”. Ma allo stesso tempo il MIUR lamenta la scarsità di docenti abilitati al CLIL… Viva la coerenza. E’ questo il principio secondo cui si sfruttano e premiano al meglio le competenze degli insegnanti?

Una risposta a parte merita l’affermazione della signora Puglisi secondo cui chi pensa di essere vittima di un errore può recarsi all’Ufficio Regionale. Bene, noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti per tre volte, al fine di avere la graduatoria nazionale e poter verificare se ci fossero stati eventuali errori. Dopo due richieste cadute nel vuoto, alla terza richiesta ci è stato finalmente risposto con una lista di nomi, non con una graduatoria. Nella lista non era presente nemmeno il punteggio. Cosa si può verificare in questo modo? Assolutamente niente.

Per tale motivo abbiamo sporto un ulteriore reclamo per avere tutti i dati che sono stati usati dall’algoritmo, al fine di poter realmente verificare la correttezza del tutto. Qual è stata la risposta? Testuali parole: “[…] il sistema informativo non ha reso disponibile un documento che comprenda tutti gli altri elementi richiesti nel reclamo in oggetto, documento che, pertanto, non è possibile fornire alla S.V. se non eventualmente a seguito di una complessa e articolata elaborazione da parte dell’Ufficio”. A seguire, una prolissa giustificazione giurisprudenziale (che possiamo esibire) che si può sinteticamente riassumere “visto che ci costerebbe troppo farlo non siamo tenuti a farlo”. Questa è la tanto sbandierata trasparenza del governo. Se i dati sono stati utilizzati da un software per elaborare le graduatorie, allora tali dati sono immagazzinati in uno o più server, e devono poter essere esportati in un file di testo, o un file Excel. Se non è stata prevista una tale opzione, vuol dire che non si è tenuto conto delle esigenze di trasparenza. La cosa più ovvia da fare sarebbe stata quella di pubblicare direttamente sul sito del MIUR i risultati delle elaborazioni, mettendole a disposizione di tutti coloro che hanno presentato la domanda. Non è una cosa che deve essere chiesta, è una cosa che si sarebbe dovuta rendere pubblica.

Ci sono poi da puntualizzare altre “piccole imprecisioni” dette in trasmissione:
L’assunzione dei precari non è una gentile e nobile concessione del governo, ma una conseguenza della sentenza “Mascolo”: con la tale sentenza del 26 novembre 2014 la Corte Europea ha correttamente disposto che la totale assenza di limiti al rinnovo dei contratti a tempo determinato, pur se finalizzata a una futura quanto eventuale immissione in ruolo, non soddisfa le esigenze di cui alla clausola 5 punto 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CEE, costituendo perciò pratica abusiva. Questa sentenza è stata la scintilla che ha portato alla legge 107. Sostanzialmente un dovere, non una concessione, che però ha fatto sì che il meccanismo sia stato messo in piedi in maniera approssimativa e farraginosa. Sarebbe stato meglio ritardare tutto di un anno, mettendo chiaramente sul tavolo tutte le regole, le condizioni, e i posti disponibili in funzione delle effettive esigenze delle scuole.

I 50.000 nuovi posti a cui ha fatto riferimento la signora Puglisi sono i 50.000 posti di potenziamento che sono stati richiesti dalla regioni, non dal governo. Quindi i nuovi posti sono stati “creati” dalle regioni, ma la signora Puglisi se ne arroga il merito al governo
A proposito degli stipendi, la signora Puglisi ammette che sono troppo bassi, ma che il governo farà qualcosa. E nel frattempo? Nel frattempo il governo stesso fa buttar inutilmente soldi agli insegnanti: i “fortunati” della Fase B il primo di luglio scorso hanno dovuto prendere aerei, treni, auto e farsi centinaia di chilometri solo per mettere una firma su un contratto in una scuola che poi non sarà quella in cui prenderanno servizio il primo di settembre. Centinaia di euro spesi solo per una firma in un mondo fatto di tecnologia, di Posta Elettronica Certificata, di firma digitale? E poi lo Stato permette che un qualunque call center mi chiami a casa facendomi sottoscrivere un contratto se solo dico le parole sbagliate al telefono? Lo Stato permette che le aziende telefoniche possano farci sottoscrivere servizi a pagamento soltanto se per errore si sfiora un banner sul proprio telefono? E per mettere una firma si devono fare centinaia di chilometri e spendere centinaia di euro?
Quando c’è da parlare di qualcosa che non va, allora la signora Puglisi dà la colpa ad altri. Come nel caso dell’algoritmo. Se qualcosa va bene, è merito del governo, se qualcosa va male, è colpa dei sindacati che hanno contrattato le regole. Troppo comodo.

A proposito di regole, una su tutte appare odiosa e vessatoria: se chi ha presentato domanda decide di non accettare l’incarico, allora è fuori da tutto. Ma diciamo le cose come stanno:
All’atto della presentazione della domanda le regole che sarebbero state applicate successivamente non erano ancora state stabilite. Come dire, “tu intanto firma, che poi ti faccio sapere come sarai trattato”. La regola sarebbe accettabile qualora tutto fosse stato chiaro e limpido all’atto della firma, ma così non è stato. Prova ne sia che le regole che sono state applicate nel piano di mobilità sono state stabilite nel 2016.
All’atto della presentazione della domanda non sono state fornite le reali disponibilità sulle varie classi di concorso. Sapendo al momento della domanda della totale mancanza di cattedre per una certa classe di concorso, un docente avrebbe avuto più consapevolezza di quali sarebbero state le conseguenze della sua scelta.

E poi, perché si fa un concorso come quello del 2012 (e uno nel 2016) se, come afferma la signora Puglisi, i posti non ci sono? Tornando all’esempio dell’azienda, è come dire che si fanno selezioni per assumere fabbri, tornitori, e amministrativi, quando si ha bisogno solo di fabbri. E ci sono tornitori d’esperienza che aspettano di essere regolarizzati. Personalmente mi sembra un notevole controsenso. Così come appare un controsenso dare priorità nelle graduatorie ai vincitori di concorso (che spesso non sono nemmeno mai entrati in una classe) rispetto a chi è nelle Graduatorie ad Esaurimento, con titoli ed esperienza e con un’abilitazione che lo Stato gli ha già riconosciuto.

Di tutto questo in trasmissione non si è praticamente parlato, dando quindi l’errata impressione agli spettatori che gli insegnanti siano degli schizzinosi e scansafatiche. Un’immagine che il ministero ed il governo cercano in ogni modo di rafforzare, umiliando chi dovrà formare i futuri cittadini di questo paese.

Distinti saluti,

                                                                                                                                    Francesco

Nessun commento:

Posta un commento