Corigliano d’Otranto,
17 luglio 2016
Egr. Onorevole Roberto Speranza,
ho letto con interesse l’articolo
apparso su “il Foglio” del 15 c.m., “Governo: 10 cose da fare subito”, e, da
docente cresciuta all’ombra degli ideali di centro-sinistra, condivido la sua
preoccupazione sulla perdita di consensi da parte dell’elettorato, soprattutto
di quello che, storicamente, vi ha sempre sostenuto. Io vivo dall’interno il
malcontento che serpeggia nel mondo della scuola, lo vivo e lo pago sulla mia
pelle e quella dei miei figli. Le assicuro che la L.107 (Buona Scuola) sta
mietendo dissensi che difficilmente riuscirete a tacitare a meno di una
repentina e drastica inversione di rotta. È appena il caso di ricordare che
faccio parte di quegli 8000 docenti che il Piano straordinario di immissioni in
ruolo ha sbattuto a chilometri di distanza da casa senza speranza di ritornarvi
con la mobilità, anch’essa straordinaria. In tutta questa straordinarietà, un
dottorato di ricerca, anni di esperienza nella ricerca universitaria e nella
scuola, la partecipazione a progetti internazionali, diverse specializzazioni e
l’aver insegnato in qualità di docente esperta nei PON, non sono serviti a
sostanziare una scelta che anni fa avevo fatto: mettere le competenze acquisite
al servizio della formazione delle giovani generazioni della mia terra. Un
piano straordinario farraginoso supportato da una campagna di intimidazione
psicologica mi ha messo di fronte all’aut
aut. Unico sostentamento per i miei figli sono stata costretta a scegliere
l’esilio pur di continuare ad esercitare quella professione su cui avevo
investito tante energie economiche e mentali. Costretta sì, ma immolata no!
Perché dopo un paio di mesi scopro che la fase B del piano straordinario di
immissioni era stata sacrificata per dare seguito alla riforma che doveva
reclutare un numero considerevole di docenti che affollavano da anni le code
delle graduatorie, spesso senza aver fatto nemmeno un giorno di supplenza e,
udite, udite…senza specializzazione su sostegno! Ma come? In una repubblica
democratica in cui “La legge è uguale per tutti” (almeno questo insegno ai miei
ragazzi) il merito non paga! Al contrario, ti spedisce lontano dalla tua terra,
dai tuoi affetti, come punizione – giustificata da una legge iniqua – per avere
più titoli. Incredibile! Fosse successo in un altro Paese della democratica
Europa si sarebbe gridato allo scandalo. Ma non qui, non in Italia dove
accettiamo che un politico non eletto dal popolo sieda sullo scranno del
Presidente del Consiglio, dove la vox
populi viene soffocata da una propaganda che di democratico ha veramente
poco. Ma io non mi arrendo, io credo in quella legge uguale per tutti e confido
che, prima o poi, verrà fatta luce su questa torbida vicenda.
Maria Lucia Campa
Concordo in pieno,
RispondiEliminauna Salentina come te 😉
Concordo in pieno,
RispondiEliminauna Salentina come te 😉