giovedì 11 agosto 2016

NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA

 


Sono una docente assunta nella fase B del piano assunzionale della legge 107 del 2015, cosiddetta “Buona Scuola”.

Rientro quindi tra i docenti che hanno avuto il ruolo in una Regione diversa da quella dove lavoravano da anni e che in questi giorni stanno protestando contro una procedura di mobilità che per migliaia di persone non è riuscita a sanare le ingiustizie che il piano assunzionale ha causato.

Ho sentito tanti commenti e critiche sulla nostra situazione da parte di persone presumibilmente poco informate o che fanno per vari motivi il loro gioco.

Chiariamolo una volta per tutte: NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA.

Non esiste un diritto ad avere il “posto sotto casa”, siamo abituati a fare i pendolari e a fare cento o più chilometri ogni giorno, come tanti altri lavoratori.
Chiediamo di tornare a lavorare sulle stesse cattedre che abbiamo occupato per 10, 15 o anche 20 anni nella nostra Provincia come supplenti annuali precari.

Queste cattedre esistono! Se le cose non cambieranno, saranno occupate quest’anno nella maggioranza dei casi da docenti con meno punti di noi, in media più giovani di noi, che lavorano nella scuola da meno tempo o che non ci hanno mai lavorato. E’ per questo che ci sentiamo umiliati.

Si è parlato di famiglie che si devono trasferire o dividere, di problemi personali anche gravi legati ad un trasferimento, di uno stipendio che non basta per pagare un affitto al Nord e un mutuo al Sud. Tutto vero, ma queste possono sembrare delle pretese, se non appare chiaro che è stata commessa una grave ingiustizia, complice il ricatto della legge 107: “O accetti la proposta o sei fuori da TUTTE le graduatorie”.

Così sono stati penalizzati i docenti con molti punti e con più abilitazioni, mentre sono state assunte nella loro provincia persone che a scuola non avevano mai messo piede.

Chi aveva deciso di fare domanda di assunzione ed è rientrato nella fase B si è trovato assunto in una Regione diversa dalla sua e per lo più su una materia diversa da quella che insegnava, mentre chi con molti punti non aveva fatto domanda di assunzione rischia ora di non lavorare e si vede scavalcato da molti colleghi più giovani.

Quello che chiediamo è che SI FACCIA GIUSTIZIA, se ancora il merito, l’esperienza e i titoli acquisiti in questo Paese hanno un valore.

                                                                                                                            Silvia Lombardi

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