martedì 9 agosto 2016

Mi chiamo Luisa...



Mi chiamo Luisa. Ho 42 anni, un marito di 43 e due bimbe di 7 e 9 anni, compiuti a Rimini, qualche settimana dopo la nostra trasferta forzata. Mi sono laureata con 110 e lode in lingue e letterature straniere. Dopo aver iniziato ad insegnare inglese agli universitari del Cepu, così, per provare cosa fosse passare dall'altra parte, ho superato nel 2002 il concorso Siss per l'inglese alle superiori e alle medie e, abilitata, nel 2004 mi sono inserita col massimo punteggio nelle Graduatorie Ad Esaurimento di Catania. Ho iniziato ad insegnare nella scuola superiore, prima al privato poi al pubblico. Nel 2007 ho conseguito l'abilitazione al sostegno dopo aver frequentato un'annualità presso l'università Ca' Foscari di Venezia, anche qui titolo conseguito con 80/80. Ho continuato a lavorare nella scuola pubblica fino alla riforma Gelmini, quando un drastico taglio dell'organico ha iniziato a minare la mia stabilità nella scuola. Finita l'epoca Gelmini sono ripresi gli incarichi annuali, sempre alle superiori, finché il governo Renzi non ha pensato bene di stabilizzare noi precari del sud, assumendoci al nord, ovvero dove per anni ci eravamo rifiutati di andare, rinunciando al ruolo immediato pur di continuare a costruire quello per cui avevamo lavorato: la nostra famiglia, la nostra casa, i nostri affetti. Alla faccia della valorizzazione del merito, mi hanno assunta di sostegno alle medie, dove fino allo scorso settembre non avevo mai fatto un giorno di esperienza. La scorsa estate, dunque, la scelta forzata: ci dicono tutti (il premier, la ministra, i sindacati): questo è l'ultimo treno, fate la domanda per le fasi b e c, perché è vero che non è obbligatoria, ma è altrettanto vero che le gae non sono eterne. Restare nelle graduatorie provinciali poteva voler dire restare disoccupati: visto il piano straordinario delle immissioni in ruolo non sarebbe rimasto nulla ai supplenti; almeno, così continuavano a ripeterci. E poi, l'ammiccamento dei sindacati: <<come sono rientrati gli altri, rientrerete voi.>>.

Tutto si svolge nella massima fretta, non c'è tempo di pensare, bisogna prendere o lasciare, la scelta della vita.. a quarant'anni non è facile rifiutare, quando ti dicono che tutto quello per cui hai lavorato negli ultimi13 anni potrebbe svanire.. così, da un giorno all'altro, dopo un'estate d'inferno a pensare "domanda si? Domanda no? tutti quelli che erano più in basso di me nelle gae, sono partiti ed entrati di ruolo su e sono ritornati alla faccia mia, che sono ancora precaria.. e la ricompensa per non aver voluto fare il giochino "salgo-prendo il ruolo-e scendo giù" qual è? Essere costretta a partire comunque, se voglio continuare a lavorare..".

In poche ore conosco la mia destinazione (Reggio Emilia) e quella di mio marito (Rimini). Che fortuna! Ai confini della stessa regione! Quindi si parte tutti, destinazione Rimini. Lasciamo la nostra casa di proprietà, due mamme anziane, incredule alla loro età di vedere andar via i figli (alla nostra età! ) e le nipotine.. lasciamo la nostra cagnolina in giardino (una sorella gentilmente andrà ogni giorno a darle da mangiare), affidiamo il gatto ad una vicina e l'acquario ad un'altra.. cerchiamo di spiegare alle bimbe che dovranno lasciare nonne, zii, cugini, amici, maestre e compagni di scuola, ma almeno saremo insieme, noi quattro. Perché? Mi domandano. Per lavorare. Ma non lavoravate già? Non potevate continuare come prima? Non ci sono spiegazioni convincenti, per due bimbe così piccole che da un giorno all'altro si ritrovano ad un'altra latitudine, con compagni un po' guardinghi e nessuno con cui giocare.
> Prendiamo un miniappartamento che ci costa 650€ al mese, ci rendiamo subito conto che la spesa è parecchio più cara al nord, e capiamo perché quassù si preferisca finire presto gli studi e trovare uno dei mille lavori alternativi molto meglio retribuiti che quello dell'insegnante. Le spese raddoppiano perché ci sono doppie bollette da pagare (non abbiamo intenzione di vendere la nostra casa in Sicilia), io faccio circa duecento km al giorno solo andata, che col ritorno fanno circa quattro ore di treno al giorno, e €210 di abbonamento mensile al frecciabianca. Mio marito lavora a mezz'ora da Rimini, alle sei e mezza sveglia le bambine e le porta con sé a scuola (io mi alzo alle quattro e mezza ogni mattina, alle cinque e mezza vado in stazione per prendere il primo treno per Reggio; è più stancante il viaggio di ritorno, perché ogni giorno aspetto quasi un'ora il primo treno per tornare a casa e viaggio per altre due ore.. risultato? Quando esco alle due, sono a casa intorno alle cinque del pomeriggio, mentre quando ho una riunione pomeridiana (il che è tutt'altro che raro), torno a casa in tempo per il bacio della buonanotte alle bimbe..). Quando c'è un raffreddore, una consiglio di classe, un'assemblea sindacale a scuola delle bimbe, è subito emergenza: non c'è nessuno che ci aiuti, ci affidiamo a sconosciute, ben retribuite, babysitter.

Tutto questo sarebbe più accettabile se:
1. fosse stato inevitabile (perché fino all'anno scorso il posto alle superiori a Catania per me c'era, e ora non più?)
2. fosse stato frutto di una scelta consapevole (ma si è trattato di un salto nel buio, senza conoscere a cosa si andava incontro e quali fossero le alternative reali)
3. fosse stato trasparente e tracciabile tutto il meccanismo di reclutamento (e invece il famoso algoritmo che ci ha spediti ai confini della nostra realtà è ad oggi imperscrutabile e misterioso..)
4. i posti disponibili nelle nostre province non fossero andati a chi occupava gli ultimi posti delle graduatorie, il che significa a chi aveva meno anni di esperienza/punteggio e meno titoli di noi
5. ad oggi avessimo garanzie sul nostro ritorno, e non lo spettro di un nuovo algoritmo che potrebbe rimescolare le nostre vite e spedirci nuovamente chissà dove, in base al principio di "vicinorietà" (ma che parola è?!?), lo stesso che ci ha sparati a più di mille km dalle nostre case..
In tutto questo, ci si chiede di compilare un bilancio delle competenze iniziali, in cui dichiarare quanto abili ci si percepisce come insegnanti, comunicatori, intrattenitori, abili tessitori di reti e rapporti, psicologi, consulenti familiari, responsabili operatori nel territorio, utilizzatori di mezzi didattici multimediali, tecnologici facilitatori dei saperi, ma anche e soprattutto educatori, impiegati della pubblica istruzione, e pertanto , uomini, donne e cittadini esemplari, pronti a continuare a perfezionarci nel nostro impegno di formazione continua (life long learning, sic!). Mi domando quale altro lavoro parimenti retribuito richieda un tale elevato livello delle competenze di cui sopra, e l'impegno a migliorarle sempre, sottoscritto col miur, col dirigente, con la comunità tutta..

Ci hanno chiesto di scegliere a priori l'ordine delle province, senza che venisse fatta una graduatoria nazionale pubblica da cui si venisse chiamati a scegliere (rendendo così impossibile la trasparenza del reclutamento: come si fa a controllare la posizione di 80000 aspiranti in100 province diverse, ciascuno costretto a partecipare non con la sola classe di concorso che voleva, ma con tutte le abilitazioni che possedeva? Come si vede, le variabili si moltiplicano e la possibilità di tracciare il motivo per cui siamo stati destinati in una provincia piuttosto che in un'altra, o in una classe di concorso piuttosto che in un'altra, è praticamente impossibile. Ammesso un atto di fede nei confronti di governo e ministero, risulta comunque intollerabile essere stati assunti al nord due mesi prima che venissero inventati 50000 posti che avrebbero permesso la nostra assunzione al sud; molti di noi, poi, alla faccia della valorizzazione del merito, sono stati assunti su classi di concorso dove non avevano mai insegnato prima (molti, come me, sono entrati di ruolo alle medie pur avendo esclusiva, decennale esperienza alle superiori!). Ennesimo oltraggio, il concorso, anche qui propagandato come grande reclutamento: ancora nuovi posti al sud, destinati ad altri prima di consentirci di ritornare a casa, di riappropriarci delle nostre vite. In ultimo, le dichiarazioni di un premier che racconta una realtà altra, una storia che non c'è: dice che tutti i docenti sono stati assunti nella propria regione, e che gli unici rimasti fregati sono quelli convinti dai sindacati a non presentare domanda (in realtà, nessun sindacato ci ha invitati a non presentare domanda, tutt'altro! E forse, gli unici a non essere rimasti fregati sono proprio quelli che hanno avuto il coraggio o l'opportunià di sottrarsi alla lotteria, visto che alla fine si è scoperto che le graduatorie provinciali non saranno chiuse, e che se vi fossi rimasta, a quest'ora sarei a lavorare a casa mia..)

Nessuno vuole raccontare la storia di migliaia di docenti le cui vite sono state improvvisamente ferite, negli affetti, nella dignità, per uno stipendio, ricordiamolo, tra i più bassi d'Europa nella categoria..
In attesa di tempi migliori,
Luisa,
Docente Siciliana assunta in Emilia Romagna in fase B,
In attesa di riappropriarsi della propria vita a casa..

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